Il settore Oil&Gas e i colossi dell’agribusiness godono di sussidi ambientalmente dannosi che li aiutano a non cambiare modello commerciale
(Rinnovabili.it) – Da un lato il flusso di finanziamenti climatici destinato a contrastare gli effetti del riscaldamento globale continua ad essere sottodimensionato. Dall’altro, i sussidi ambientalmente dannosi crescono. Alimentando le cause del problema. Lo dicono i numeri raccolti da Actionaid nel suo ultimo rapporto “How The Finance Flows”, che si potrebbe tradurre con: “Dove vanno i soldi”. Il dossier mette a confronto in modo impietoso i numeri che delineano l’entità dello sforzo (minimo) di fermare la crisi climatica e quelli che invece la intensificano.
La fotografia che ne emerge racconta che per ogni euro speso nel contrasto alla crisi climatica, ce ne sono 20 per attività che la peggiorano. La nota di Actionaid è dura: “A sette anni dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, l’analisi dei flussi finanziari in 134 paesi del Sud globale mostra che le principali banche private mondiali hanno complessivamente investito 3,2 trilioni di dollari nell’espansione dei combustibili fossili, mentre 370 miliardi di dollari sono i fondi destinati sotto forma di prestiti e garanzie all’agricoltura industriale”.
Agribusiness e Oil&Gas sono i settori su cui si concentra la ricerca dell’organizzazione, perché sono quelli che più contribuiscono a riscaldare il pianeta. Actionaid non si tira indietro, ma fa nomi e cognomi. Nel dossier, indica chi seppellisce il magro flusso di finanziamenti climatici sotto quello corposo dei sussidi dannosi. Fra i gruppi bancari principalmente responsabili dei finanziamenti al settore dei combustibili fossili e dell’agribusiness figurano HSBC, BNP Paribas, Barclays, Citibank, JPMorgan Chase e Mitsubishi UFJ Financial. Le sedi di questi colossi, neanche a dirlo, si trovano in USA, UE, Cina e Giappone. A beneficiare maggiormente dei finanziamenti per pratiche agricole industriali spicca Bayer-Monsantoche negli ultimi 6 anni ha ottenuto ben 20,6 miliardi di dollari. Si tratta del secondo produttore mondiale di prodotti agrochimici, che per Actionaid “contribuiscono in modo determinante alle emissioni di gas a effetto serra”.
Trasformare i sistemi energetici e alimentari è la chiave, secondo l’ONG, per superare la fase di crisi. Per fare sul serio nella ricerca delle soluzioni, infatti, non è possibile tentare con timidezza la cura dei sintomi mentre al contempo si incentivano le cause.
Di qui l’appello al cuore del rapporto: “ActionAid chiede alle aziende finanziate da banche private, ma anche da fondi assicurativi, fondi welfare pubblici e banche partecipate dagli Stati un’immediata interruzione dell’espansione dei progetti legati al business dei combustibili fossili e dell’agribusiness. Ai governi l’organizzazione chiede una maggiore regolamentazione dei settori bancario e finanziario per fermare il finanziamento dell’espansione dei combustibili fossili e la promozione di transizioni giuste verso soluzioni sostenibili”.