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Il nuovo pacchetto clima Ue scontenta ambientalisti e industria auto

La proposta del ‘Fit for 55’ unisce gli ambientalisti che guardano agli elementi che non vanno e puntano a chiedere maggiore ambizione soprattutto sui target. Ma non sono gli unici a lamentarsi

nuovo pacchetto clima Ue
Foto di TheAndrasBarta da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il nuovo pacchetto sul clima proposto dalla commissione Ue per gli ambientalisti “ancora non basta”. Mentre sul fronte opposto per i produttori europei di auto lo stop ai motori a benzina e diesel al 2035 è “irrazionale”.

“Nonostante una serie di annunci accattivanti” il pacchetto ‘Fit for 55’ – osserva il direttore di Greenpeace Ue Jorgo Riss – “non è adatto ad affrontare la crisi climatica”. Infatti, spiega, “l’intero pacchetto è basato attorno ad un obiettivo troppo basso, non difende la scienza e non fermerà la distruzione dei sistemi di supporto vitale del nostro Pianeta. Nonostante tutto il clamore, molte politiche non entreranno in vigore prima di dieci anni o più, come l’eliminazione graduale delle auto inquinanti a partire dal 2035, mentre altre alimenteranno effettivamente il problema, come la catalogazione della combustione di alberi come energia rinnovabile”.

Per Stefano Ciafani, presidente di Legambiente “il nuovo pacchetto europeo su clima e energia è inadeguato a fronteggiare la sempre più preoccupante emergenza climatica. Per contribuire equamente al raggiungimento dell’obiettivo di 1,5 gradi centigradi previsto dall’accordo di Parigi – osserva – l’Europa deve ridurre le emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, andando ben oltre il 55% previsto dalla legge europea sul clima. La palla passa ora a Consiglio e Parlamento. Serve fare di più. E il nuovo pacchetto clima ed energia sarà il banco di prova della capacità di leadership europea nell’azione globale per fronteggiare l’emergenza climatica. Serve un primo importante segnale già nei prossimi mesi in vista della Conferenza sul Clima (Cop26) del prossimo novembre a Glasgow”.

Il nuovo pacchetto sul clima UE contiene proposte “cotte a metà”, secondo il Wwf Italia. Inoltre “mancano gli elementi chiave”. Ma viene comunque ritenuto “il pacchetto più consistente ed ampio presentato fino ad ora. Tuttavia, è ancora molto al di sotto di ciò che è necessario per un passaggio alla neutralità climatica basato sulla scienza e socialmente equo”. Alcuni “barlumi di progresso sono in gran parte oscurati da difetti significativi e da elementi mancanti nelle proposte. In particolare, gli obiettivi complessivi rimangono troppo bassi”.

In un contesto del genere arriva però anche la voce dissonante dei produttori di auto. La principale associazione europea dei produttori di automobili (Acea) ritiene “irrazionale” lo stop ai motori a benzina e diesel al 2035 così come proposta. L’associazione fa presente alla commissione Ue che sta commettendo un “errore” cercando di “eliminare le auto a benzina e diesel” dalla circolazione “entro il 2035”. I produttori dicono di sostenere “tutti gli sforzi per rendere l’Europa a emissioni zero entro il 2050, come previsto dalla proposta di legge sul clima, ma vietare una singola tecnologia non è una via razionale da perseguire in questo momento”. Sui target si concentrano poi le associazioni, da Greenpeace a Legambiente.

“Mentre il Pianeta continua ad affrontare ondate di calore mortali, incendi violenti e devastanti tempeste e inondazioni – rileva Greenpeace – l’obiettivo Ue del 55% per i tagli netti alle emissioni entro il 2030 è ben al di sotto di ciò che la scienza richiede per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e prevenire la distruzione della natura, dell’economia e della nostra società in generale”. Stessa linea quella del Wwf: “l’obiettivo del 55% di riduzione delle emissioni nette deve essere più vicino al 65% di riduzione lorda per contribuire a mantenere l’aumento della temperatura a 1,5 gradi centigradi. Il pacchetto non affronta questo gap: per le energie rinnovabili, per esempio, propone solo un obiettivo del 40%, mentre il 50% entro il 2030 sarebbe molto più utile per costruire in futuro un’economia sostenibile”.

Quello che occorre fare quindi – spiega Legambiente – è ” andare oltre i target proposti dalla commissione. Per contribuire a ridurre le emissioni del 65% entro il 2030, è necessario aumentare il target per le rinnovabili al 50% e quello per l’efficienza al 45%, senza alcun incentivo per i combustibili ‘low-carbon'”. Inoltre “va introdotto un target addizionale e legalmente vincolante, sia a livello europeo che nazionale, per lo sviluppo di sinks naturali ed il recupero degli ecosistemi, che abbia come obiettivo un assorbimento annuo di almeno 600 milioni di tonnellate di CO2 a livello europeo entro il 2030. Altro settore fondamentale su cui intervenire, con la revisione del regolamento sui limiti di emissione di CO2 per auto e furgoni, è quello dei trasporti”. “Insieme a target più ambiziosi – conclude Legambiente – per incentivare il passaggio all’elettrico, è fondamentale che si fissi anche una data di phase-out delle auto tradizionali e si diffonda una capillare rete di infrastrutture di ricarica”.