Con l’aumento delle temperature aumenteranno pure gli altri fenomeni collegati
(Rinnovabili.it) – La crisi climatica sta creando un “circolo vizioso” di ondate di calore, incendi e intrusioni di sabbia del deserto. Con “effetti a cascata” su inquinamento e qualità dell’aria, e quindi sulla salute umana. E la prospettiva futura è a tinte fosche, visto che con l’aumento delle temperature previsto si intensificheranno anche gli altri fenomeni collegati.
A sottolinearlo è un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) che prende in considerazione le condizioni globali durante l’estate del 2022. Una stagione da record per le temperature, che è stata battuta soltanto dal caldo record dell’estate 2023, appena certificato da Copernicus.
L’allarme OMM sulle ondate di calore
“Le ondate di caldo peggiorano la qualità dell’aria, con effetti a catena sulla salute umana, sugli ecosistemi, sull’agricoltura e in effetti sulla nostra vita quotidiana”, ha affermato il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas. Le temperature più alte portano condizioni più secche che favoriscono la propagazione degli incendi. A loro volta, i fumi dei roghi accrescono la quantità di particelle in sospensione nell’aria, che ne peggiorano la qualità e in alcuni casi vanno a rinforzare l’effetto serra alla base del global warming.
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“Il cambiamento climatico e la qualità dell’aria non possono essere trattati separatamente. Vanno di pari passo e devono essere affrontati insieme per spezzare questo circolo vizioso”, ha aggiunto. Per poi lanciare un avvertimento: “Questo bollettino sulla qualità dell’aria e sul clima si riferisce al 2022. Ciò a cui stiamo assistendo nel 2023 è ancora più estremo. Luglio è stato il mese più caldo mai registrato, con un caldo intenso in molte parti dell’emisfero settentrionale e questo è continuato fino ad agosto”.
Le ondate di caldo e gli incendi sono strettamente collegati. “Il fumo degli incendi contiene un miscuglio di sostanze chimiche che influiscono non solo sulla qualità dell’aria e sulla salute, ma danneggiano anche le piante, gli ecosistemi e i raccolti e portano a maggiori emissioni di carbonio e quindi più gas serra nell’atmosfera”, ha spiegato Lorenzo Labrador dell’OMM e autore del rapporto.