Rinnovabili • Ondate di calore marino: i danni peggiori sono in profondità Rinnovabili • Ondate di calore marino: i danni peggiori sono in profondità

Le ondate di calore marino sono il 20% più intense e 2 volte più lunghe in profondità

L’analisi dei fenomeni estremi tra il 1993 e il 2019 permette di individuare la fascia tra i 50 e i 200 metri di profondità come la più critica. Qui si sovrappongono l’aumento di intensità e durata della heatwave e il limite massimo di caldo per molte specie marine

Ondate di calore marino: i danni peggiori sono in profondità
Foto di Eduardo Drapier su Unsplash

Lo studio pubblicato su Nature Climate Change

(Rinnovabili.it) – Quest’anno le temperature degli oceani globali hanno raggiunto livelli senza precedenti da quando iniziano le serie storiche. A inizio agosto il termometro è arrivato a 20,96°C battendo il dato di marzo 2016. Mentre in estate anche l’Atlantico del Nord ha segnato un nuovo primato a 25,19°C e un’anomalia per il mese di agosto doppia rispetto al record precedente (0,94°C vs 0,48°C di agosto 2010). Il rischio di ondate di calore marino è quindi salito ai massimi livelli. Ma gli impatti più gravi potrebbero essere localizzati più in profondità, non in superficie. E protrarsi per più tempo, anche quando le temperature nei primi metri della colonna d’acqua tornano su valori normali.

Oltre 25 anni di dati sulle ondate di calore marino

Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Climate Change e coordinato dall’università dell’Algarve di Faro, in Portogallo. Analizzando i dati del periodo 1993-2019, gli autori hanno stabilito che le ondate di calore marino sono più intense (fino al 19% in più) alla profondità d 50-200 metri e che la loro durata può arrivare a raddoppiare più si scende di quota.

Con impatti “particolarmente preoccupanti” per la biodiversità marina nel 22% degli oceani. In queste porzioni di mare, infatti, la fascia di massima esposizione alle ondate di calore marino si interseca con il limite “caldo” nell’areale di distribuzione di molte specie. In altre parole, in quella porzione di colonna d’acqua oggi prosperano molte specie che si trovano già al loro massimo di calore sopportabile. E sono più vulnerabili al cambiamento. Un’ondata di calore marino, quindi, può impedire loro di abitare in quella fascia. Le ondate di calore “sottomarine”, dunque, possono guidare i pattern di cambiamento della biodiversità.

Condizioni che possono riguardare molto da vicino anche il Mediterraneo e le acque italiane. Dopo l’intensa ondata di caldo dell’estate 2022, anche il 2023 ha reso bollente i mari attorno alla penisola. Le anomalie a luglio sono arrivate a 5-6°C sopra la media storica. Nel golfo di Taranto il termometro è arrivato a 30°C.