Le ondate di calore marino mettono sotto forte stress gli ecosistemi acquatici
(Rinnovabili.it) – Più di metà degli oceani registra regolarmente, dal 2014, temperature estreme. Tanto elevato e costante è lo scostamento, che agli occhi degli scienziati del clima le ondate di calore marino appaiono ormai come la “nuova normalità”.
Come per il caldo estremo sulla terraferma, anche in mare le “heat waves” lasciano il segno e mettono sotto forte stress i vari ecosistemi acquatici. Anche perché spesso capitano in concomitanza con altri fattori di stress, come un alto livello di acidificazione degli oceani e una bassa concentrazione di ossigeno in acqua. Lo studio condotto dal Monterey Bay Aquarium della California aggiunge un tassello: le ondate di calore marino sono molto più frequenti di un tempo.
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Per stabilirlo, il team di ricerca ha analizzato i dati sulle temperature degli oceani a partire da 150 anni fa. Così hanno potuto stabilire dei valori medi di riferimento, prendendo come finestra temporale il cinquantennio 1870-1919. Quindi hanno definito come “eventi estremi” il 2% delle temperature più alte registrate in quel lasso di tempo. Ciò ha permesso loro di calcolare quante volte, con che frequenza e di quanto le ondate di calore marino superavano questi valori negli anni dal 1920 in poi.
In poco meno di 100 anni, gli estremi climatici sono passati dal colpire il 2% degli oceani fino a farsi sentire nel 50% delle acque, per la prima volta nel 2014. Da allora la tendenza è sempre stata all’aumento: nel 2019 questa percentuale si è attestata al 57%.
“Il cambiamento climatico non è un evento futuro”, afferma Kyle Van Houtan, a capo del team di ricerca che ha condotto lo studio pubblicato su PLOS Climate. “La realtà è che ci sta influenzando da un po’. La nostra ricerca mostra che negli ultimi sette anni più della metà dell’oceano ha sperimentato un calore estremo”.
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