Le parti d’Europa coinvolte passano dal 3 al 25% se arriviamo a 2 gradi
(Rinnovabili.it) – Oggi circa il 4% della superficie terrestre è esposta almeno saltuariamente a ondate di caldo letale, anche se solo nei luoghi tradizionalmente più caldi del pianeta come alcune regioni del Medio Oriente e dell’India. La frequenza con cui questi eventi estremi si presentano, in un mondo 1,2°C più caldo, è però raddoppiata rispetto al 2020. E con un riscaldamento globale di 2°C, queste temperature insopportabili per la fisiologia del corpo umano toccheranno fino al 25% del globo almeno una volta ogni 10 anni.
A ricostruire lo sviluppo futuro delle ondate di caldo letale è uno studio dell’università di Oxford e del Woodwell Climate Research Center pubblicato su Science Advances che usa dati rilevati da migliaia di stazioni meteo in tutto il mondo per studiare come sta cambiando un parametro preciso: la temperatura di bulbo umido.
Di cosa si tratta? La wet bulb temperature, definita come la temperatura alla quale una particella d’aria può essere raffreddata per evaporazione a pressione atmosferica standard, è un indicatore della temperatura e dell’umidità. Una combinazione che risulta insopportabile per il corpo umano anche a temperature relativamente basse. L’eccesso di umidità nell’aria, infatti, impedisce al corpo di raffreddarsi con la sudorazione. Quindi continua a riscaldarsi a meno che non si usino altri mezzi per rinfrescarsi, dall’acqua fredda ai condizionatori.
Come cambieranno le ondate di caldo letale
Non esiste un valore di temperatura di bulbo considerato letale, con soglie proposte che oscillano intorno ai 35°C. Ma simili temperature possono portare alla morte nel giro di appena 5-6 ore. “I nostri risultati dimostrano che con un aumento di 1°C delle temperature medie globali, un verificarsi di almeno 6 ore di stress termico non compensabile è attualmente inferiore a un evento che si verifica una volta ogni secolo per la maggior parte della superficie terrestre del pianeta, per l’82,5% delle stazioni meteorologiche esaminate”, si legge nello studio.
Se invece arriviamo a +2°C, la percentuale di stazioni meteo che vivranno eventi così estremi meno di una volta ogni secolo scenderà al 63,9%, mentre le stazioni dove sarà la norma almeno 1 volta ogni 10 anni aumenterà dall’8,1 al 25,3%.
Anche l’Europa sarà sempre più coinvolta. E l’Italia è il paese che presenta i tassi di aumento tra i più corposi. Con un riscaldamento inferiore a 1°C, solo il 2,9% delle stazioni in Europa mostra un periodo di ritorno per ondate di calore letali più frequente di 1 anno su 100. Con 2°C questa percentuale aumenta al 24,5% e con 3,5°C al 43,4%. Una frequenza decennale si verifica invece a 2°C per il 12,6% delle stazioni europee e per il 49,1% una volta raggiunti i 3,5°C.