Secondo il rapporto Istat-Greenpeace Italia L’estate che scotta dal 2019 ad oggi, è raddoppiata la popolazione esposta a temperature estreme
di Paolo Travisi
Senza facili allarmismi, a parlare sono i dati. I numeri ci dicono che dobbiamo abituarci alle ondate di caldo. Sono oltre 8 milioni gli italiani, che nel periodo estivo, vivono in luoghi dove la temperatura superficiale media è pari o superiore a 40°. Questo l’esito del rapporto L’estate che scotta, elaborato da Greenpeace Italia e dai ricercatori di Istat, Alessandro Cimbelli e Stefano Tersigni, che hanno analizzato i dati dei capoluoghi di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano, da agosto 2019 ad agosto 2023, evidenziando un trend che preoccupa: in cinque anni la popolazione esposta a queste temperature estreme è quasi raddoppiata, passando da 4,4 milioni a quasi 8,3 milioni.
Si tratta dell’87,3% della popolazione analizzata, di cui più di 1,3 milioni sono anziani over 74 e bambini fino a 5 anni: una persona su otto appartiene a categorie fragili. Ed ovviamente il report ha preso in esame un campione di italiani che seppur ampio, è comunque solo rappresentativo, essendo circa il 16% dell’intera popolazione, quindi è evidente che siano molte di più le persone esposte a queste temperature.
Cosa si intende per temperatura superficiale?
Nelle previsioni del tempo viene indicata la temperatura dell’aria, ovvero la misura di quanto sia calda l’aria al di sopra del suolo, mentre il rapporto ha preso in esame le “temperature rilevate dai satelliti che fotografano la superficie terrestre dall’alto, quindi si riferiscono a tutte le superfici visibili dall’alto: tetti, abitazioni, strade, campi, chiome degli alberi”, spiega il ricercatore Istat Alessandro Cimbelli, rilevazioni che tra l’altro si riferiscono alle ore del mattino, tra le 9 e le 11, quindi non si tratta della temperatura massima giornaliera.
Motivo per cui l’analisi, in un certo senso, sottostima il fenomeno, ma non certo la sua gravità. “L’andamento della temperatura media dell’aria a due metri dal suolo è in crescita quindi, indirettamente, anche la temperatura al suolo aumenterà“, commenta Stefano Tersigni, ricercatore di Istat, “con un conseguente incremento della popolazione coinvolta”.
Città con temperature da record: Bari, Napoli e Roma
Per quanto riguarda l’estate che stiamo ancora vivendo, secondo gli ultimi dati disponibili riferiti a giugno 2024, in quasi tutti i capoluoghi italiani le temperature superficiali massime sono state superiori ai 35°C, arrivando a toccare 39°C in ben 12 città sulle 21 analizzate. Le città da record sono state Bari con 44,9 gradi, seguita da Napoli (43,5) e poi Roma (43,2).
Appena sotto i quaranta gradi c’è Milano (39,9) mentre nella parte finale del grafico troviamo Aosta (31,5), Trento (30,8) e ultima Genova (30,6). L’analisi ci dice che in ben 11 capoluoghi su 21, oltre il 90% della popolazione è stata interessata dal fenomeno, con picchi di percentuali del 100% a Palermo, 99,8% a Cagliari, 99,7% a Napoli e 99,2% a Bari.
Al nord non va meglio
Nel rapporto Istat-Greenpeace inoltre si evidenzia come anche la situazione nel nord del paese non sia migliore, rispetto alle regioni del centro-sud prese in esame: «anche in alcuni capoluoghi del Nord riscontriamo degli importanti valori di popolazione esposta a temperature al suolo uguali e superiori a 40°C», conferma il ricercatore di Istat Stefano Tersigni. Prova ne sono Aosta (96,7% di popolazione coinvolta), Torino (95,6%) e Milano (91,3%). In soli tre capoluoghi la percentuale di popolazione coinvolta dal fenomeno scende sotto il 60% (Trieste 51,3%, Genova 47%, Bolzano 2,1%).
Ondate di caldo in Europa, in aumento del 57% la popolazione coinvolta
Il cambiamento climatico, come è evidente, ha avuto il suo impatto anche oltre la nostra penisola, tanto che anche nel vecchio continente le persone esposte alle ondate di calore si stima siano aumentate del 57%, come viene sottolineato in un recente studio che ha coinvolto scienziati da tutta Europa e preso in considerazione il decennio 2000-2009, con effetti particolarmente pronunciati nelle città a causa dell’effetto isola di calore.
“La comunità scientifica è da tempo concorde sul fatto che le ondate di calore sono rese sempre più frequenti e intense dai cambiamenti climatici, a loro volta alimentati dall’emissione di grandi quantitativi di gas serra dovuta ad attività antropiche, in particolare all’utilizzo dei combustibili fossili“, commenta Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia. “Se vogliamo evitare temperature sempre più estreme e il loro impatto su una fetta sempre più grande di popolazione, dobbiamo mettere fine al più presto alla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone. I governi devono farsi promotori di una reale transizione alle fonti rinnovabili, impegnandosi al tempo stesso in interventi sul territorio per evitare gli effetti più pericolosi del caldo estremo“.