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Obiettivi Ue al 2030 a rischio, l’Italia deve tagliare quasi 100mln di CO2

Il rapporto del Politecnico di Milano presentato a Ecomondo. Analisi sulla situazione attuale dei sistemi energetici: fonti rinnovabili a 1.210 MW di nuova potenza installata nel 2019. Le previsioni parlano anche della diffusione dell’idrogeno al 23% della domanda nel 2050. E della necessità di raddoppiare i numeri sulle eco-ristrutturazioni degli edifici, raddoppiare l’eolico e aumentare di tre volte il fotovoltaico entro i prossimi 10 anni

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Foto di Emilian Robert Vicol da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili) – Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 sono a rischio. Per arrivare al traguardo l’Italia deve tagliare quasi 100 milioni di tonnellate entro il 2030. E’ ancora lungo il cammino della decarbonizzazione dell’economia, secondo quanto emerge dal rapporto sulla situazione delle rinnovabili nel nostro Paese presentato da Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy and strategy group del Politecnico di Milano – a un convegno dedicato alla riconversione ecologica anche in vista delle risorse del Recovery Fund – all’interno di Ecomondo, la Fiera internazionale della green economy in corso a Rimini anche se quest’anno con la formula del digitale per via delle misure restrittive per contrastare l’emergenza sanitaria da coronavirus. 

Il Politecnico prevede che nel 2050 – l’anno in cui avremmo dovuto raggiungere la neutralità climatica – l’idrogeno potrà avere un ruolo significativo che potrebbe addirittura raggiungere potenzialmente un livello di diffusione tale da rispondere al 23% della domanda energetica, fornendo un contributo di oltre 200 TWh (Terawattora). Dalle stime si evidenza anche la necessità di raddoppiare il tasso di ristrutturazione degli edifici e prevedere un contributo maggiore di interventi di eco-ristrutturazione profonda che, in teoria, si auspica dovrebbero portare a una riduzione dei consumi del 60%.

Quanto alle fonti rinnovabili, nel 2019 c’è stato un incremento della nuova potenza installata di circa 50 MW (Megawatt) rispetto all’anno precedente, giungendo a 1.210 MW; un aumento che viene definito limitato, e che è dovuto principalmente all’eolico e al fotovoltaico.

Gli esperti del Politecnico mettono in evidenza allora che se le cose non cambieranno in breve tempo, ci troveremo di fronte a un divario di 23 GW (Gigawatt) al 2030 rispetto al target dell’Europa. Quello che serve è un raddoppio immediato della potenza installata in particolare per l’eolico e un aumento di quasi tre volte per il fotovoltaico. 

Dall’analisi emerge poi che la potenza totale installata dei sistemi di accumulo, elettrochimico e di pompaggio al 2019 è di 7.500 MW; un numero che dovrebbe raggiungere la soglia di 17.930 MW per il 2030. Il fronte della mobilità elettrica: nel 2019 sono state immatricolate 17.065 auto elettriche con un incremento del 78% rispetto all’anno prima; di queste, 10.566 sono soltanto elettriche (cosa che ha visto un aumento del 111%), e 6.499 sono ibride (per un più 42%). Si tratta dello 0,9% del totale delle immatricolazioni, pari a due milioni di mezzi nel 2019, per uno 0,4% in più rispetto.

Il tema del Recovery – di cui si è parlato confrontando i dati attuali con quelli attesi – è un pezzo fondamentale per combattere i cambiamenti climatici grazie a circa 77 miliardi di risorse Ue da impiegare con piani precisi e su progetti definiti. Nei prossimi anni – viene spiegato – ci sarà infatti il graduale abbandono dei combustibili fossili e contemporaneamente avremo un’esplosione per le rinnovabili e la mobilità sostenibile.