Due ong accusano Bruxelles di non aver seguito la miglior scienza del clima disponibile per definire i target nazionali con la riforma del regolamento ESR, da cui dipende il 57% dei gas serra dell’UE
CAN Europe e GLAN: servirebbe almeno -65% per gli obiettivi clima 2030
Bruxelles ha stabilito di tagliare almeno del 57% le emissioni di gas serra entro la fine del decennio, rispetto ai livelli del 1990. Ma i singoli target assegnati ai Ventisette con i limiti di emissioni annuali non vanno a braccetto con gli obiettivi comunitari. Questi target – definiti con la revisione dell’Effort Sharing Regulation (ESR) nel 2022 – quindi sono illegali. A portarli in tribunale sono due ong, Climate Action Network (CAN) Europe e il Global Legal Action Network (GLAN), che provano la via legale per spingere l’UE a modificare al rialzo gli obiettivi sul clima al 2030. Secondo le due organizzazioni, peraltro, il -57% non sarebbe in linea con Parigi: servirebbe almeno un taglio del 65%.
Obiettivi clima 2030, cosa non torna?
L’argomento su cui si basa il dibattimento – che durerà circa 2 anni, dovrebbe concludersi nel 2026 – riguarda una quota specifica di target emissivi. Quelli afferenti al regolamento ESR, nel quale ricadono tutte le emissioni non coperte dal mercato del carbonio europeo (l’ETS). Si tratta del 57% dei gas serra generati annualmente in Europa, da settori come edifici, trasporti, agricoltura, rifiuti e piccola industria.
Secondo CAN Europe e GLAN, le allocazioni decise con la riforma sono contrarie al diritto ambientale e agli impegni internazionali. Violano, cioè, tanto l’Accordo di Parigi, quanto la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e l’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’UE. Uno dei nodi principali riguarda la valutazione d’impatto svolta dalla Commissione per supportare i nuovi obiettivi sul clima al 2030 specifici per ogni singola nazione. Per le ong, non seguirebbe – come dovrebbe per legge – la miglior scienza del clima disponibile.
“La Corte europea dei diritti dell’uomo ha chiarito ad aprile che gli Stati sono obbligati ad adottare obiettivi di emissione basati sulla scienza coerenti con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C. Abbiamo sottolineato come gli obiettivi dell’UE per il 2030 non siano stati derivati dalla migliore scienza climatica disponibile, un punto che la Commissione non ha nemmeno contestato nella sua difesa del nostro caso. Invece, ha cercato di far archiviare il caso per meri cavilli”, ricostruisce Gerry Liston, avvocato di GLAN che segue il caso.
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