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Una nuova generazione di modelli climatici e il futuro delle precipitazioni alpine

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Foto di Simon da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – E’ in arrivo una nuova generazione di modelli climatici. Che potranno offrirci anche il racconto del futuro delle precipitazioni alpine. Questo quanto emerge dallo studio della Fondazione del Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) ‘Evaluation and expected changes of summer precipitation at convection permitting scale with COSMO-CLM over alpine space’, pubblicato sulla rivista internazionale Atmosphere. 

La ricerca – che viene definita “di frontiera” – punta a conoscere l’evoluzione futura degli eventi estremi attraverso simulazioni climatiche ad altissima risoluzione spaziale e temporale. Comprendere come cambierà la loro distribuzione oraria in aree circoscritte. 

“Negli ultimi decenni – spiega Paola Mercogliano, direttrice della divisione REMHI (Regional Models and geo-Hydrological Impacts) alla Fondazione Cmcc – è in corso un dibattito tra i climatologi in merito al valore aggiunto delle simulazioni climatiche ad altissima risoluzione, che rappresentano la nuova generazione dei modelli climatici. Queste simulazioni […] hanno un alto costo computazionale e richiedono un investimento importante in termini di tempo di ricerca. Dati gli elevati oneri, la comunità scientifica si sta chiedendo se sia questa la strada giusta da percorrere per supportare al meglio le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Il nostro studio, dimostrandone il valore aggiunto, conferma che questa è una direzione su cui investire, in particolare se parliamo di aree caratterizzate da una orografia complessa o su cui c’è ancora molta incertezza, come quella alpina”.

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“Con questi modelli di nuova generazione – osserva Mercogliano – riusciamo infatti non solo a osservare cosa succede a risoluzioni molto spinte in termini di precipitazioni medie giornaliere, ma possiamo anche fare analisi statistiche su base sub-giornaliera, guardando alle diverse ore di uno stesso giorno. Questi modelli saranno in grado fornire indicazioni anche degli effetti del cambiamento climatico sulle piogge orarie: risultati che, solo due o tre anni fa, sarebbero stati impensabili”.

Le misure e i piani di adattamento ai cambiamenti climatici esistenti – viene rilevato – si basano in tutto il mondo sugli scenari futuri messi a disposizione dei decisori da parte della ricerca, e permettono ad oggi di avere una buona rappresentazione dei fenomeni sulla scala giornaliera, ma con ancora scarse capacità sulla scala all’interno della stessa giornata. Per alcuni settori, per esempio come quello delle infrastrutture, tali dati non sono sufficienti a sviluppare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici adeguate: precipitazioni molto intense, rapide, concentrate in piccole aree e in poche ore, possono impattare fortemente sulle infrastrutture causando l’esondazione di corpi idrici e allagamenti, mettendo in crisi il sistema e rivelando l’incapacità delle reti fognarie di gestire grandi flussi d’acqua.

La necessità di comprendere fenomeni che possono durare anche solo poche ore e interessare una scala geografica anche molto piccola (dell’ordine di qualche chilometro), si fa ancora più forte in alcuni specifici contesti geografici, come quello dell’area alpina, dove eventi di pioggia estrema – tipici della stagione estiva – possono avere gravi conseguenze.

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“I nostri risultati per l’area alpina nella stagione estiva – dice Marianna Adinolfi, ricercatrice del Cmcc e prima autrice dell’articolo – evidenziano, sebbene siano da ritenersi preliminari, una diminuzione della pioggia media giornaliera, in particolare ad alta quota, e localizzate intensificazioni degli eventi estremi lungo le Alpi orientali. Pioverà meno di frequente ma più intensamente, sia su scala giornaliera che oraria. A fronte dell’aumento di intensità di tali eventi, è chiaro che comprendere la distribuzione delle piogge su scala oraria può apportare un grande valore aggiunto al supporto che saremo in grado di dare ai decisori”.

Dallo studio emerge una rappresentazione della frequenza e dell’intensità delle precipitazioni migliore nelle simulazioni ad altissima risoluzione rispetto a quella delle simulazioni a risoluzione più bassa, specialmente su scala sub-giornaliera.

La ricerca si inserisce nel lavoro condiviso con la comunità scientifica internazionale, all’interno del progetto europeo H2020 EUCP (European Climate Prediction system), per lo sviluppo di modelli climatici. Il progetto ha l’obiettivo di supportare la comunità scientifica nello sviluppo di dati climatici e proiezioni di elevata qualità su scala Europea da fornire a decisori per valutare le sfide e le opportunità dei cambiamenti climatici, e per limitarne gli impatti negativi per le società e le economie.

Infine, sempre in aiuto alle politiche di adattamento, il Cmcc ha realizzato prodotti come gli scenari climatici per l’Italia, che permettono di visualizzare sotto forma di mappe il clima atteso nel Paese fino alla fine del secolo utilizzando modelli climatici ad alta risoluzione, e servizi climatici come dataclime, in grado di fornire analisi climatiche personalizzate su diverse scale temporali e spaziali.

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