Una nuova ricerca studia i trend del livello dei mari negli ultimi 66 milioni di anni
(Rinnovabili.it) – Il moderno aumento del livello dei mari è legato alle attività umane e non ai cambiamenti nell’orbita terrestre. A confermarlo, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, è oggi un nuovo studio della Rutgers University. Qui un team di ricercatori ha indagato proprio l’evoluzione terrestre e i cambiamenti avvenuti nei livelli marini negli ultimi 66 milioni di anni. Il livello delle acque oceaniche segue i trend a lungo termine della CO2 atmosferica, crescendo con il crescere dell’anidride carbonica e delle temperature. Ma questa relazione non è sempre stata così chiara e diretta.
Per riuscire a comprendere meglio ciò che sta accadendo oggi, i ricercatori hanno ricostruito, la storia dell’innalzamento dei mari e delle glaciazioni terrestri partendo dall’era dei dinosauri. Confrontando i dati sul livello globale medio degli oceani, sono riusciti a individuare periodi in cui i ghiacci marini erano ai minimi storici e la Terra presentava livelli di anidride carbonica non molto più alti di oggi; allo stesso tempo hanno messo a fuoco periodi glaciali in tempi precedentemente ritenuti liberi da ghiacci.
Hanno così scoperto, come sottolinea Kenneth G. Miller, professore presso la Rutgers University, “che la storia della glaciazione della Terra è ben più complessa di quanto si pensasse in precedenza”.
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Seguendo i risultati della ricerca si scopre che, nell’ultimo periodo glaciale, avvenuto circa 20.000 anni fa, il livello delle acque calò più di 100 metri, stabilizzandosi in circa 10.000 anni. Gli oceani hanno ricominciato a salire velocemente proprio nel XX secolo a causa dell’influenza delle attività umane sul clima.
Spiega Miller che, nonostante in passato “l’anidride carbonica atmosferica abbia avuto un’influenza importante sui periodi privi di ghiaccio della Terra, prima delle attività umane il volume della massa ghiacciata e i cambiamenti nel livello del mare erano collegati principalmente a piccole variazioni nell’orbita terrestre e alla distanza dal sole”. Anche in passato quindi “l’elevata concentrazione di CO2 a lungo termine ha causato climi caldi e alti livelli del mare”, ma solo oggi è quasi totalmente legata ad un singolo fattore, quello umano.
Il team della Rutgers University ribadisce quindi che i cambiamenti climatici attuali sono collegati alle attività antropiche e mette in guardia dall’importante accelerazione nell’innalzamento del livello medio globale del mare “guidato dall’antropogenesi” e passato da “un tasso di 1,4 mm all’anno nel XX° secolo, a un tasso di inizio XXI° secolo di 3,1 ± 0,4 mm all’anno”. In meno di cento anni ecosistemi, economie, città e comunità costiere rischiano di subire danni permanenti, in particolare a causa di inondazioni ed esondazioni dovute ai cambiamenti climatici. Ancora una volta i ricercatori lanciano l’allerta: l’innalzamento dei mari è una minaccia reale per tutto il pianeta. Ora sono necessari ulteriori studi per capire al meglio cosa è accaduto e cosa potrebbe accadere in un mondo completamente privo di ghiacci.
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