Uno studio pubblicato su Nature Sustainability calcola la quota di popolazione mondiale che si ritroverà a vivere fuori dall’area in cui sono presenti condizioni di temperatura, umidità e precipitazioni per le quali si è adattata. Analizzati diversi scenari emissivi e di sviluppo socio-economico. Rispettare gli 1,5 gradi fa scendere di 5 volte le persone lasciate fuori dalla nicchia climatica
Con le politiche attuali, fino a 1/3 dell’umanità sarà fuori dalla nicchia climatica dell’uomo nel 2090
(Rinnovabili.it) – Costretti a vivere in condizioni in cui molte poche comunità sanno resistere, con temperature medie superiori ai 29 gradi. L’alternativa è migrare. È il destino che attende un terzo dell’umanità entro la fine del secolo, mentre la crisi climatica fa salire la colonnina di mercurio globale e restringe la nicchia climatica dell’uomo, cioè le aree in cui si trovano condizioni di temperatura e umidità adatte a sostenere la vita umana.
Fino a 4 miliardi di persone fuori dalla nicchia climatica dell’uomo nel 2090
Questo processo è già in corso e diventerà ben più visibile in fretta. In uno scenario emissivo futuro compatibile con la traiettoria attuale, che ci porta verso +2,7°C entro il 2100, già nel 2030, cioè tra meno di 7 anni, la contrazione della nicchia climatica dell’uomo lascerà fuori il 14% (± 3%) dell’umanità, cioè da 1 a 1,4 miliardi di persone. Entro il 2090 questi numeri più che raddoppieranno fino a raggiungere il 29% (±5%) ovvero 2,2-3,2 miliardi di persone.
Questo scenario, però, tiene conto solo delle variazioni di temperatura. Se si inserisce nell’equazione anche la curva demografica, che per questo scenario prevede un picco a 9,5 miliardi nel 2070 per declinare poi a 9 miliardi a fine secolo, i numeri crescono. E si arriva al 25% (±2%) dell’umanità lasciata fuori dalla nicchia climatica dell’uomo entro il 2030 (1,8-2,2 mld di persone), per poi salire ancora al 40% (±4%) cioè 3,3-4,1 mld di persone entro il 2090.
Scenari alternativi
Sono i numeri proposti da uno studio pubblicato su Nature Sustainability e coordinato dalle università di Exeter e Nanjing, dove gli autori incrociano le traiettorie climatiche future con l’evoluzione delle zone in cui la vita per l’uomo resta possibile. In realtà, la definizione usata nello studio di nicchia climatica dell’uomo è larga e non significa che sia totalmente impossibile vivere al di fuori di quelle regioni. Ma si tratta pur sempre di condizioni estreme, alle quali molte popolazioni non sono abituate e potrebbero quindi decidere di spostarsi altrove. Queste nicchie, infatti, sono definite sia da fattori fisiologici, sia da fattori culturali.
“L’esposizione al di fuori della nicchia potrebbe comportare un aumento della morbilità, della mortalità, dell’adattamento in loco o dello spostamento (migrazione altrove)”, scrivono gli autori. “Le temperature elevate sono state collegate a un aumento della mortalità, a una diminuzione della produttività del lavoro, a una riduzione delle prestazioni cognitive, a un apprendimento compromesso, a esiti negativi delle gravidanze, a una diminuzione del potenziale di resa dei raccolti, a un aumento dei conflitti, dell’odio, della migrazione e della diffusione di malattie infettive”.
Come cambia la nicchia ecologica dell’uomo in altri scenari emissivi e di sviluppo socio-economico? Il percorso “Sviluppo alimentato da combustibili fossili” (cioè l’SSP5-8.5) espone la maggior parte della popolazione a temperature senza precedenti o all’allontanamento dalla nicchia a causa dei soli cambiamenti climatici. Ma è il percorso “Rivalità regionali” (l’SSP3-7.0) quello che espone la maggior parte della popolazione fuori dalla nicchia per una combinazione di climate change e cambiamenti demografici. Tenere invece la temperatura intorno agli 1,5°C, l’obiettivo attuale, permetterebbe di ridurre di 5 volte il numero di persone destinate a trovarsi fuori dalla nicchia climatica.