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Nessun paese del G20 è in linea con gli impegni dell’Accordo di Parigi

accordo di parigi
Foto di Adarsh Kumar Singh su Unsplash

Lo scostamento fra le promesse e i fatti sta rendendo l’Accordo di Parigi una scatola vuota

(Rinnovabili.it) – L’Accordo di Parigi è rimasto lettera morta per tutti i paesi del G20. L’amara conclusione è questa, alla luce dei dati diffusi dal Climate Action Tracker durante questa COP28. Nessun paese tra i 20 riuniti nel prestigioso “club” ha finora adottato politiche coerenti con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Stesso discorso per gli impegni volti a raggiungere la “giusta quota” (fair share) di riduzione delle emissioni. 

Climate Action Tracker ha preso in esame ogni paese rispetto al suo contributo “equo” allo sforzo di ridurre le emissioni di gas serra. Otto paesi del G20 – Argentina, Corea del Sud , Arabia Saudita, Russia, Turchia, Canada, Messico e Indonesia – sono classificati come “criticamente insufficienti”. Se tutti facessimo come loro, il riscaldamento globale raggiungerebbe i 4°C a fine secolo rispetto ai livelli preindustriali.

Grandi paesi come Cina, Brasile, Australia, UE e Regno Unito non sono da meno. Il Climate Action Tracker li mette nel gruppo degli “altamente insufficienti”. Significa che le loro politiche e i loro impegni non sono coerenti con l’obiettivo di 1,5°C se si tiene conto delle loro emissioni storiche. La Cina è di gran lunga il più grande emettitore individuale nel G20. Il Brasile è un osservato speciale, perché se la quantità di foreste abbattute è diminuita in modo significativo dall’elezione di Lula, il paese è ancora un importante produttore di combustibili fossili e ha un settore agricolo fortemente inquinante. Il governo prevede inoltre di organizzare un’asta per i lotti da assegnare alle trivellazioni in aree ecologicamente sensibili alla fine di dicembre. 

Meglio, ma non bene, la pagella per Stati Uniti, Giappone, Sud Africa, Germania e India. Tutti considerati “insufficienti” nell’analisi di Climate Action Tracker. Le loro emissioni non si abbasseranno a un ritmo abbastanza veloce da prevenire un riscaldamento globale superiore a 1,5°C. Le emissioni di Indonesia e India per la verità aumenteranno, ma secondo gli analisti è in una certa misura giustificato dalla distribuzione equa delle quote. Secondo Leonardo Nascimento, ricercatore del Climate Action Tracker, “il mondo è sulla buona strada per un disastroso riscaldamento di 3°C entro la fine del secolo. Si tratta di un miglioramento rispetto a 10 anni fa, ma rimane drasticamente insufficiente per garantire un futuro vivibile alle prossime generazioni”.

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