Uno studio cinese calcola la variazione di frequenza, intensità e distribuzione geografica delle ondate di calore marino in tutto il Pianeta. Anche nel caso migliore raddoppieranno
Ad ogni grado di temperatura in più, il 13,9% in più di superficie oceanica è colpita da ondate di calore marino
(Rinnovabili.it) – La scorsa estate una delle più forti ondate di calore marino mai registrate nel Mediterraneo è durata quasi 6 mesi, dalla seconda metà di aprile alla fine settembre. Il picco l’ha raggiunto il 21 luglio con ben 5°C di anomalia all’altezza del mar Ligure. Ancora a settembre la temperatura delle acque del golfo di Genova erano 2 gradi sopra la media.
Situazioni analoghe si presenteranno sempre più di frequente in futuro e tenderanno a diventare ‘normali’. Nello scenario peggiore, durata e intensità delle ondate aumenteranno di 6-8 volte rispetto a oggi. Lo afferma uno studio pubblicato su Science of the total environment.
Come cambieranno le ondate di calore marino?
Il pattern di crescita delle ondate di calore marino, negli ultimi decenni, è piuttosto evidente. Finora in media, calcolano i ricercatori del First Institute of Oceanography and Key Laboratory of Marine Sciences and Numerical Modelling, struttura afferente al ministero delle Risorse Naturali cinese, il tasso medio di frequenza, durata e intensità è aumentato di 3,7 eventi, 7,5 giorni e 2,2°C per ogni aumento di 1°C della temperatura globale. Ad ogni grado di temperatura in più, inoltre, il 13,9% in più di superficie oceanica è colpita da ondate di calore marino.
E in futuro? Gli autori dello studio hanno usato il modello previsionale CMIP6 per definire l’evoluzione del fenomeno in 3 diversi scenari emissivi: SSP126, SSP245 e SSP585, cioè in caso di basso, medio e alto tenore emissivo globale al 2100. Le distribuzioni spaziali delle variazioni dei giorni annuali di ondate di calore marino, della loro frequenza e intensità cumulativa, concludono i ricercatori, dovrebbero registrare aumenti, rispettivamente, di 2 volte, 4 volte e 6-8 volte. Si prevede poi che i maggiori cambiamenti si verificheranno nel Pacifico nord-orientale, nell’Atlantico settentrionale, nell’Oceano Indiano meridionale e in alcune parti dell’Oceano Meridionale. Nello scenario più avverso, il 14,8 ± 5,7% degli oceani globale si trovrà in modo permanente di uno stato di ondata di calore entro la fine del secolo.