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Ripartono i negoziati sul clima, per ora solo online

I delegati non si riunivano ufficialmente dal 2019. Sul tavolo 3 nodi: trasparenza, mercati internazionali del carbonio e tempistiche uguali per tutti sugli impegni per ridurre le emissioni

Negoziati sul clima: inizia online l’incontro intermedio di Bonn
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L’incontro intermedio dei negoziati sul clima si sarebbe dovuto tenere a Bonn

(Rinnovabili.it) – Tra gli obblighi dettati dalla pandemia e non poche polemiche, ripartono finalmente i negoziati sul clima. Dal 31 maggio al 17 luglio si svolgono – in formato completamente online – gli incontri intermedi. Una tappa fondamentale nella preparazione della Cop26 di Glasgow, che si terrà durante le prime due settimane di novembre nella città scozzese e – lo ha promesso il presidente Alok Sharma – rigorosamente in presenza.

Gli incontri intermedi sono un passaggio molto delicato e da cui dipende in larga misura la qualità dei risultati che si riusciranno a ottenere il prossimo novembre. È in questo frangente che le varie delegazioni definiscono il perimetro di massima dell’accordo, individuano i temi più spinosi, e preparano delle proposte alternative che serviranno come base per la discussione finale.

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Quest’anno sono tre i punti su cui si concentrano i lavori: regole per la trasparenza, una finestra temporale unificata per tutti i paesi per il taglio delle emissioni, e i mercati internazionali del carbonio previsti dall’articolo 6 dell’accordo di Parigi. La lista non è chiusa né esaustiva. Soprattutto per quanto riguarda il fronte della finanza sostenibile, su cui la Cop25 di Madrid aveva fallito. Un tema che negli ultimi mesi si è imposto prepotentemente al centro dell’attenzione grazie a iniziative internazionali, sia a livello ONU che a livello di grandi banche (BCE, BEI, AIIB).

Mentre questi negoziati sul clima prendono forma, però, le delegazioni virtualmente riunite a Bonn devono ancora fare i conti con le polemiche che hanno circondato la scelta di non rimandare oltre la nuova Cop. Il nodo riguarda l’accesso a una buona connessione internet che renderebbe svantaggiati proprio quei paesi che già faticano a far sentire la loro voce nonostante siano tra i più colpiti dal cambiamento climatico.

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Ma il rinvio dell’evento del 2020 e un consenso scientifico sempre più corposo sulla necessità di agire nell’immediato, e entro il 2030, per sperare di rispettare gli obiettivi di Parigi, ha fatto propendere gli organizzatori per la scelta di una versione ibrida. “L’assenza di una Cop ha lasciato un’enorme quantità di lavoro da fare se vogliamo ottenere risultati a Glasgow”, spiega all’AFP Marianne Karlsen, presidente di uno dei forum tecnici ai negoziati, che sottolinea come il formato online in ogni caso non sia “ideale”.