Le polveri minerali sono aerosol con un ruolo fondamentale per il sistema climatico, ma fino a ieri sono state sottostimate e quindi considerate come un dato marginale
L’atmosfera terrestre contiene 17mlni di tonnellate di polveri minerali “spesse” in più rispetto a quanto calcolato fino ad oggi: sarà necessario modificare i modelli climatici
(Rinnovabili.it) – Per prevedere lo sviluppo della crisi climatica che stiamo vivendo sul pianeta Terra sono necessari i modelli climatici, strumento prezioso per studiarne la velocità, le conseguenze, e quelli che sono stati definiti i “punti di non ritorno”. Per farlo però questi modelli climatici devono essere il più precisi possibile e un nuovo studio pubblicato su Science Advances sta mettendo in dubbio proprio la loro affidabilità.
Il lavoro si è focalizzato sulle polveri minerali, aerosol originati dal suolo e presenti naturalmente nell’atmosfera terrestre. Secondo gli scienziati della UCLA la quantità di queste polveri è stata sempre sottostimata. Il gruppo ha scoperto 17 milioni di tonnellate di particelle di “coarse mineral dust” (polveri minerali con dimetro ≥5 μm) in più nell’atmosfera. Il dato è quattro volte superiore rispetto a quanto calcolato fino ad oggi.
Questi aerosol influenzano le nuvole, gli ecosistemi oceanici e anche il surriscaldamento globale. Ed è proprio per questo motivo che la scoperta stravolge i modelli climatici finora utilizzati. Secondo i ricercatori questi modelli hanno sottovalutato “costantemente la quantità di polvere grossolana nell’atmosfera”. Dopo aver confrontato i dati ottenuti da “dozzine di misurazioni sulla distribuzione e sulle dimensioni della polvere atmosferica” in tutto il mondo, gli studiosi sottolineano come “la contabilizzazione di questa polvere grossolana mancante aggiunga un effetto di riscaldamento di 0.15 W·m(-2) e aumenti la probabilità che questa polvere surriscaldi il sistema climatico”.
Infatti la polvere grossolana tende a comportarsi come i gas serra, ma nei sei modelli climatici più utilizzati su scala globale viene calcolata solo come un fattore marginale. “Quando abbiamo confrontato i nostri risultati con quelli degli attuali modelli climatici, abbiamo riscontrato una differenza drastica”, sottolinea Jasper Kok della UCLA. Infatti “i modelli più all’avanguardia ne calcolano solo 4 milioni di tonnellate, ma i nostri risultati mostrano un valore superiore di oltre quattro volte rispetto a quel dato”.
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“I modelli sono uno strumento prezioso per gli scienziati”, dice Adeyemi Adebiyi, ricercatore dell’UCLA, “ma se non calcolano la giusta quantità di polvere atmosferica grossolana sottovalutano l’impatto che questo tipo di polvere ha sulla vita sulla Terra, dalle precipitazioni alla copertura nuvolosa, dagli ecosistemi oceanici alla temperatura globale”.
Se questa ricerca verrà confermata, le simulazioni dovranno essere completamente riviste incorporando la giusta quantità di polvere atmosferica, così da poterne prevedere l’impatto effettivo sui sistemi terrestri, dalla quantità di anidride carbonica assorbita dagli oceani, al volume delle precipitazioni ai tropici. Gli scienziati hanno concluso che “per rappresentare correttamente l’impatto della polvere sul sistema terrestre”, dovranno essere condotti ulteriori studi, ma i modelli climatici futuri dovranno sicuramente essere aggiornati. Forse, grazie a queste nuove informazioni, potremo essere preparati al futuro che ci aspetta sul pianeta Terra.
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