Secondo il Wfp, il 15% della popolazione di Nicaragua, Honduras, Guatemala, El Salvador starebbe considerando di spostarsi. Tra le cause principali, l’impatto delle tempeste tropicali
Dietro l’aumento di migranti climatici, gli uragani Eta e Iota
(Rinnovabili.it) – Gli uragani Eta e Iota hanno fatto danni peggiori della siccità prolungata del 2018. Gli eventi climatici estremi che lo scorso novembre hanno spazzato 4 paesi dell’America centrale – Nicaragua, Honduras, Guatemala, El Salvador – hanno ridotto alla fame 1/5 della popolazione complessiva. Il dato raccolto dal World Food Program (Wfp) in un rapporto appena pubblicato è 4 volte più alto di quello precedente, raccolto 3 anni fa nel bel pieno di un periodo prolungato di siccità. Un quadro che ha fatto raddoppiare il numero dei possibili migranti climatici.
Secondo il documento stilato dal programma dell’Onu, infatti, ben il 15% della popolazione dei 4 paesi centramericani starebbe considerando concretamente la possibilità di spostarsi, sia all’interno del proprio paese sia all’estero. Una percentuale che solo 3 anni prima era ferma all’8%.
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Cifre che riflettono l’impatto devastante degli eventi climatici estremi che si sono abbattuti su questi paesi nel 2020. Anno record per gli uragani dell’Atlantico: sono stati 30, mai così tante tempeste tropicali in una sola stagione. L’ultimo, Iota, ha colpito in Nicaragua il 17 novembre come una potente tempesta di categoria 4 nella scala Saffir Simpson e venti a 250 km/h. Era l’uragano atlantico più forte dell’anno e, sfortunatamente, ha colpito esattamente la stessa area su cui si era abbattuto l’urgano Eta meno di due settimane prima.
Il Wfp stima che Eta e Iota, da soli, abbiano distrutto circa 200mila ettari di terre coltivate che davano da mangiare a quasi 7 milioni di persone. Le interruzioni al turismo e le difficoltà che hanno riguardato anche i lavori informali hanno creato problemi anche a quelle fasce di popolazione che solitamente sono risparmiate dagli effetti degli uragani.
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I primi migranti climatici si sono messi in cammino a gennaio. Alcune delle carovane di migranti partite dagli Stati colpiti, e dirette verso nord attraverso il Messico fino al confine con gli Stati Uniti, sono state intercettate. E’ successo a quella partita dall’Honduras, dispersa dai militari del Guatemala in un’operazione coordinata poco dopo che il presidente americano Biden, appena insediato, aveva avvertito i migranti climatici che non era “il tempo per mettersi in viaggio”.