Rinnovabili • Microrganismi del suolo: produrranno il 40% di CO2 in più nel 2100

Col riscaldamento globale, i microrganismi del suolo produrranno il 40% di CO2 in più

La quantità di emissioni di CO2 generate dai suoli globali è una quota importante dell’anidride carbonica che contribuisce ad aumentare il riscaldamento globale: circa 1/5. Uno studio calcola come cambieranno da qui al 2100

Microrganismi del suolo: produrranno il 40% di CO2 in più nel 2100
Foto di Ian Talmacs su Unsplash

La respirazione eterotrofa di batteri e funghi aumenta con temperatura e umidità

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale farà aumentare il “respiro del suolo” – cioè le emissioni di anidride carbonica – del 40% entro la fine del secolo. Il motivo? L’impatto delle temperature più alte sui microrganismi del suolo che popolano il terreno e decompongono la materia organica attraverso la respirazione eterotrofa. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori dell’ETH di Zurigo e altri istituti di ricerca svizzeri.

La quantità di emissioni di CO2 generate dai suoli globali è una quota importante dell’anidride carbonica che contribuisce ad aumentare il riscaldamento globale. Secondo alcune stime, rappresenta circa 1/5 del totale delle emissioni di CO2. Si tratta di un processo naturale, che può però risentire di variabili antropiche. Microrganismi del suolo come batteri e funghi decompongono la materia organica presente nel suolo usando ossigeno e producendo CO2 come sottoprodotto della respirazione eterotrofa.

Umidità e temperatura accelerano l’attività dei microrganismi del suolo

I fattori principali per l’aumento della CO2 dai suoli saranno due: temperatura e umidità del terreno. E porteranno variazioni considerevoli a seconda delle zone climatiche. L’impatto maggiore, calcola lo studio, dovrebbe verificarsi nelle regioni polari. Qui il fattore che può contribuire di più all’aumento della respirazione del suolo è il declino dell’umidità dei terreni, più che un aumento delle temperature.

“Anche una lieve variazione del contenuto d’acqua può portare a una sostanziale alterazione del tasso di respirazione nelle regioni polari”, spiega Alon Nissan, uno degli autori dello studio. Al contrario, nelle zone calde e in quelle temperate è la colonnina di mercurio a influire di più sulle emissioni di CO2. Nello scenario climatico peggiore, si prevede che le emissioni microbiche di CO2 nelle regioni polari aumenteranno del 10% per decennio entro il 2100, un tasso doppio rispetto a quello previsto per il resto del mondo.

È bene ricordare, comunque, che il contributo delle zone polari è molto limitato al confronto di quello delle aree tropicali. Il 67% delle emissioni di CO2 generate dai microrganismi del suolo proviene dai tropici, il 23% dalle aree subtropicali, il 10% dalle zone temperate e solo lo 0,1% dalle regioni artiche o polari. Entro il 2100, le proiezioni indicano un aumento del 119% nelle regioni polari, del 38% nei tropici, del 40% nelle aree subtropicali e del 48% nelle zone temperate.