In 25 anni, la temperatura media superficiale del Mare Nostrum è cresciuta di 1°C. Il Mediterraneo è sempre più caldo, non solo in superficie. Anche gli strati più profondi, fino a 800 metri, mostrano segni di surriscaldamento.
È ciò che emerge dalle 100 campagne condotte da Enea e Ingv a partire dal 1999 nei mari Ligure e Tirreno, durante le quali sono state impiegate circa 3.000 sonde per la raccolta dei dati.
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Mediterraneo sempre più caldo, picco a settembre 2023
Che cosa rivela la “fotografia termica” del Mediterraneo così ottenuta? Il dato complessivo rivela che in ¼ di secolo, i mari italiani sono diventati all’incirca 1 grado più caldi. Il surriscaldamento del Mare Nostrum non procede in modo lineare. Tra 2013 e 2016 il livello di riscaldamento ha superato 0,4°C. Poi c’è stata una lieve diminuzione. Questa fase ha lasciato il posto a un nuovo periodo di incremento, a partire dal 2021 e fino a settembre 2023, quando ha toccato il picco.
Per indurre nel mar Tirreno l’aumento di temperatura misurato tra 2015 e 2023 nello strato tra 200 e 800 m di profondità, sottolinea l’Enea, sarebbe necessaria una quantità di energia pari a decine di volte il consumo di energia elettrica in Italia in un anno.
E più in profondità? Le sonde lanciate durante le campagne hanno accertato che l’aumento della temperatura media riguarda anche gli strati più profondi. Tra i 100 e i 450 metri arriva a 0,4-0,6°C in più, mentre nella fascia 450-800 metri si attesta a 0,3-0,5°C.
La “calda” rotta Genova-Palermo
Le campagne hanno interessato i mari Ligure e Tirreno e hanno rilevato le temperature della colonna d’acqua fino a 800 metri sempre lungo le stesse rotte. Sono quelle seguite dai traghetti di GNV lungo la tratta Genova-Palermo. La compagnia, parte del Gruppo MSC, ha collaborato con Enea e Ingv.
“La serie storica di dati di temperatura lungo la stessa rotta è cruciale per gli studi climatici perché consente di valutarne l’evoluzione temporale, evidenziando le possibili variazioni quindi di capire se nel tempo c’è stato un riscaldamento o un raffreddamento lungo la colonna d’acqua nella zona monitorata”, spiegano i ricercatori dell’ENEA.
I ricercatori si imbarcano sui traghetti GNV, che percorrono la tratta in circa 20 ore, e rilasciano una sonda ogni circa 30 minuti. Si tratta di sonde batitermografiche a perdere (XBT). Nelle prime campagne furono lanciate sonde che misuravano fino a 450 m di profondità, successivamente le sonde usate consentirono misurazioni fino a circa 800-850 m. Oggi vengono svolte 4 campagne l’anno.
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