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La malattia dei coralli colpirà 3 colonie su 4 entro il 2100

Sbiancamento di massa dei coralli: in corso il 4° bleaching dal 2016
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Batteri e funghi riescono a infettare più facilmente i coralli per l’aumento delle temperature dei mari

(Rinnovabili.it) – Una fascia nera composta da cianobatteri, batteri solfuro-ossidanti e solfato-riduttori. Oppure una banda gialla che segnala l’uccisione delle alghe che vivono in simbiosi con le colonie di coralli. Nel destino dei coralli non c’è solo lo sbiancamento. La crisi climatica li sta facendo ammalare sempre di più, facilitando il lavoro di agenti patogeni come i funghi e i batteri che infettano i reef. Solo nell’ultimo quarto di secolo, la diffusione della malattia dei coralli è triplicata.

Lo ha calcolato uno studio pubblicato su Ecology Letters che ha condotto una meta-analisi della letteratura esistente in materia, 108 studi sui cambiamenti nel tempo della malattia globale dei coralli. Che gli autori, ricercatori della New South Wales University, hanno analizzato in relazione alla temperatura, espressa utilizzando la temperatura media estiva della superficie del mare, e allo stress termico cumulativo calcolato come anomalie settimanali della temperatura della superficie del mare.

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Al termine dei 25 anni coperti dalla letteratura, le malattie dei coralli hanno riguardato il 9,92% delle colonie. Un valore tre volte più alto. E se continueremo a generare gas serra ai ritmi di oggi, cioè in uno scenario emissivo business as usual, questa percentuale potrebbe salire fino a oltre il 75% entro la fine del secolo. Un impatto devastante, che incrocia e si somma a quello del coral bleaching, lo sbiancamento causato dall’esposizione prolungata a un eccessivo stress termico dovuto a ondate di calore estreme e perduranti.

“La malattia dei coralli è una grave causa di mortalità dei coralli a livello globale e di declino della barriera corallina, e i nostri modelli prevedono che continuerà a peggiorare, anche se le temperature oceaniche rimarranno conservative”, spiega l’autrice principale dello studio, Samantha Burke.

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L’impatto non sarà uguale ovunque. In base ai dati attuali, la situazione peggiorerà soprattutto nell’Oceano Pacifico, meno nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano. “Alcuni oceani in particolare sono più a rischio, ma è difficile per noi sapere se ciò sia dovuto esclusivamente al riscaldamento delle temperature oceaniche o se sia combinato con i molti altri fattori di stress che i coralli devono affrontare”, sottolinea Burke.

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