(Rinnovabili.it) – Il lobbismo climatico è un grande business. Solo negli Stati Uniti sono stati spesi oltre due miliardi di dollari in 16 anni per influenzare i membri del Congresso sulle principali leggi in materia di emissioni di gas serra e inquinamento. A rivelarlo è un nuovo studio condotto da Robert J. Brulle della Drexel University negli Stati Uniti e pubblicato oggi sulla rivista Climate Change. Brulle ha analizzato i dati dei rapporti dei gruppi di pressione, resi disponibili sul sito web Open Secrets, rivelando numeri ancora poco conosciuti: in un lasso di tempo che va dal 2000 al 2016, le lobby americane hanno esercitato una pressione crescente sui legislatori americani.
Non sorprende certo scoprire che sono stati proprio i grandi inquinatori quelli ad aver mostrato le tasche più profonde: aziende elettriche, compagnie fossili e società dei trasporti hanno letteralmente eclissato gli sforzi compiuti nello stesso periodo dagli ambientalisti.
“La legislazione sul clima è stata spesso al centro di intense attività di lobbying. Diversi importanti provvedimenti normativi sono stati presentati per limitare le emissioni di carbonio negli Stati Uniti, eppure nessuno di essi è stato approvato – spiega il ricercatore – Nonostante siano diversi i fattori hanno influenzato questi risultati, il lobbismo ha decisamente un ruolo importante”. Nel complesso lo studio dimostra come l’importo speso vari a seconda dei tempi della legislazione proposta e delle audizioni del Congresso. Tra il 2000 e il 2006 si parlava di appena 50 milioni di dollari ma la cifra è aumentata significativamente negli anni seguenti, con un picco di 362 milioni di dollari nel 2009.
“La stragrande maggioranza delle spese di lobbying sul clima proviene da settori che sarebbero fortemente influenzati dalle legislazioni climatiche”, sottolinea Brulle. Il settore che ha speso di più in tal senso è stato quello dei servizi elettrici, con 554 milioni di dollari nei 16 anni studiati. Segue il comparto dei combustibili fossili con 370 milioni di dollari e l’industria dei trasporti (252 milioni di dollari). “Il lobbismo viene condotto lontano dall’opinione pubblica: non esiste un dibattito aperto o una confutazione dei punti di vista offerti da lobbisti professionisti, che si incontrano in privato con funzionari governativi”, aggiunge Brulle. “Il controllo sulla natura e il flusso di informazioni verso i responsabili decisionali del governo può essere significativamente alterato dal processo di lobbying e crea una situazione di comunicazione sistematicamente distorta, che può limitare la comunicazione di informazioni scientifiche accurate nel processo decisionale”.