Uno studio pubblicato di Nature Climate Change mappa il rischio di subire livelli estremi del mare in 7000 siti in tutto il mondo
(Rinnovabili.it) – Nel nuovo rapporto IPCC sul cambiamento climatico l’aumento del livello medio degli oceani è definito “irreversibile”, almeno nell’arco di qualche migliaio di anni. I dati variano da regione a regione; secondo stime Nasa l’Italia nei prossimi 80 anni potrebbe subire un innalzamento compreso fra i 30 e gli 80 cm. C’è però un altro fenomeno importante, sempre legato al mare, e molto più sottovalutato, che può avere un impatto profondo sulle nostre società e sugli ecosistemi costieri. Parliamo dei livelli estremi del mare, dei picchi di altezza delle acque che si possono verificare a causa di una combinazione di maree, onde e tempeste. E provocare inondazioni e allagamenti.
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I livelli estremi del mare – al pari di altri eventi climatici estremi come le ondate di calore, ad esempio – diventeranno molto più frequenti a causa del riscaldamento globale. Così frequenti che episodi di grande portata potrebbero verificarsi anche ogni anno in alcune parti del pianeta. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Climate Change che ha mappato 7.000 località costiere in tutto il mondo e ha stimato il livello di rischio in base a diversi scenari di aumento globale delle temperature, da +1,5°C fino a +5°C.
Le aree in cui si prevede che la frequenza dei livelli estremi del mare aumenti più rapidamente comprendono soprattutto l’emisfero meridionale e le aree subtropicali. Ma a rischio sono anche ampi settori del Mar Mediterraneo, oltre alla penisola arabica, la metà meridionale della costa del Pacifico del Nord America e altre aree tra cui Hawaii, Caraibi, Filippine e Indonesia.
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“Questa maggiore frequenza di livelli estremi del mare si verificherà anche con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi Celsius. E i cambiamenti probabilmente arriveranno prima della fine del secolo, con molte località che subiranno un aumento di 100 volte degli eventi estremi anche entro 2070“, puntualizza Ebru Kirezci dell’università di Melbourne.