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Un buon welfare senza sforare i limiti del pianeta è possibile?

Una ricerca dell’università di Leeds mostra che negli ultimi 30 anni nessun paese al mondo è riuscito contemporaneamente a tenere insieme il rispetto delle soglie di sostenibilità della Terra e a garantire una vita decente ai suoi cittadini

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Foto di J32 da Pixabay

Lo studio sui limiti del pianeta e gli indicatori sociali pubblicato su Nature Sustainability

(Rinnovabili.it) – I paesi più ricchi hanno usato una quota di risorse naturali più grande di quella che gli spetterebbe per ottenere, in proporzione, dei progressi contenuti nel welfare. Nello stesso tempo, i paesi più poveri sono rimasti ben al di qua dei limiti del pianeta, ma con forti carenze in ambiti cruciali per la qualità della vita. Nessun paese, fra i 148 passati al vaglio da uno studio dell’università di Leeds, negli ultimi 30 anni è riuscito contemporaneamente a tenere insieme il rispetto delle soglie di sostenibilità della Terra e a garantire una vita decente ai suoi cittadini.

Questo studio mette un tassello importante nel dibattito su come misurare il progresso umano. Non è certo nuovo il tema di come rimpiazzare il Pil, un indicatore che misura positivamente solo la crescita e considera esclusivamente l’aspetto strettamente economico. Di recente sta entrando nel vivo, anche in sede Onu, il tentativo di “correggere” il Pil per farne un Pil verde. Lo si integrerebbe con le valutazioni sul capitale naturale e i servizi ecosistemici: un modo per includere anche clima e biodiversità, ma sempre schiacciato sulla dimensione economica visto che non va oltre l’attaccare un cartellino del prezzo a foreste, torbiere, fiumi.

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Il lavoro di Andrew L. Fanning, Daniel W. O’Neill, Jason Hickel e Nicolas Roux, pubblicato ieri su Nature Sustainability, ha il merito di riportare più al centro il benessere umano e un’idea di sostenibilità che abbraccia la società nel suo insieme e non è strettamente individuale. Elementi essenziali in quella che oggi definiamo “transizione giusta”.

“La maggior parte dei paesi sono più vicini a soddisfare le esigenze di base dei loro residenti rispetto a 30 anni fa, il che è una buona notizia, anche se rimangono importanti carenze, soprattutto per obiettivi collettivi come l’uguaglianza e la qualità democratica”, spiega Fanning. “La cattiva notizia è che il numero di paesi che stanno consumando troppo le risorse è in aumento, specialmente per le emissioni di anidride carbonica e l’uso dei materiali. Ciò che è più preoccupante è che abbiamo scoperto che i paesi tendono a superare le quote eque dei limiti del pianeta più velocemente di quanto raggiungano le soglie sociali minime”.

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L’analisi sul superamento dei limiti del pianeta e le performance nel welfare sono disponibili per ogni singolo paese analizzato, con la possibilità di comparare più Stati tra loro o ottenere una visione d’insieme. Si scopre così che Stati Uniti, UK, Germania, Norvegia, Svizzera sono tra i paesi con i migliori risultati nelle politiche sociali ma anche quelli che hanno sforato maggiormente i limiti del pianeta. All’estremo opposto Bangladesh, Nigeria, Malawi consumano poco ma hanno deficit sociali enormi. Pochi Stati per fortuna occupano il quadrante di chi consuma molte risorse con risultati sociali nulli: troviamo la Mongolia, ma anche paesi del G20 come Turchia e Sud Africa.

La performance ambientale e sociale dell’Italia

E l’Italia? Fa compagnia a Germania &co. Il cambio di uso del suolo è l’unico indicatore dove il Belpaese non supera i limiti del pianeta, mentre va malissimo in termini di impronta ecologica, impronta materiale, emissioni e azoto. Bene gli indicatori sociali, ma con uguaglianza, impiego e soddisfazione per la vita poco sotto la soglia minima. (lm)