Primo accordo tra gli Stati Membri sulla nuova legge sul clima, ma la Bulgaria si astiene dalla votazione
(Rinnovabili.it) – “Escludendo la questione dell’obiettivo per il 2030, la presidenza ritiene che la sua attuale proposta di compromesso rappresenti un giusto equilibrio”. Con queste parole il Consiglio Ue dei ministri dell’Ambiente sancisce oggi l’accordo sulla nuova climate law, la legge sul clima europea. E con queste stesse parole mette le mani avanti, evitando uno dei argomenti più spinosi del testo: l’impegno di riduzione delle emissioni al 2030.
In realtà la riunione dei Ventisette, svoltasi stamane a Lussemburgo, non ha rivelato grandi sorprese, ma ha lasciato comunque parecchia amarezza. I ministri dovevano concordare una posizione unica sul regolamento che istituisce “il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e che modifica il regolamento (UE) 2018/1999”. Il provvedimento in questione, chiamato più semplicemente legge europea sul clima, è considerato uno strumento essenziale ai fini della decarbonizzazione del Blocco. I motivi sono essenzialmente due: il testo, così come proposto dalla Commissione europea, definisce per la prima volta un obiettivo di zero emissioni nette (carbon neutrality o climate neutrality) da raggiungere entro il 2050; e rivede al rialzo il target 2030 di riduzione della CO2, portandolo dal 40% al 55%.
Ma una volta uscita dalle mani di Bruxelles, la legge sul clima è approdata all’Europarlamento e al Consiglio dell’UE, chiamati prima a votare la propria posizione interna e poi a negoziare un accordo tra loro. Ed è qui che sono iniziate le difficoltà.
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Legge sul clima europea, cosa ha deciso il Consiglio Ue dell’Ambiente?
I ministri dell’Ambiente hanno concordato stamane una posizione negoziale parziale del Consiglio ma, come da copione, hanno rimandato la decisione sul target 2030 alla riunione dei Capi di Stato il prossimo dicembre. “Nella riunione del 15 e 16 ottobre il Consiglio europeo ha discusso la comunicazione sul piano per l’obiettivo climatico 2030, compresa la proposta di un obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030, e ha deciso di tornare sulla questione nella riunione di dicembre al fine di concordare un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 e di comunicare all’UNFCCC, entro la fine dell’anno, l’aggiornamento del contributo determinato a livello nazionale (NDC) dell’UE”, si legge nel testo approvato dai Ventisette. “La presidenza ritiene pertanto che il testo della proposta modificata della Commissione relativa a un nuovo obiettivo climatico per il 2030 (che figura nel doc. 10868/20) debba rimanere tra parentesi quadre fino all’adozione della decisione politica e che al momento non faccia quindi parte della proposta di compromesso”.
Su cosa hanno trovato, dunque, un accordo? Sulla decisione di fare dell’obiettivo delle zero emissioni nette al 2050 un obiettivo a livello dell’UE, piuttosto che un requisito per i singoli paesi. In questo modo si consente ad alcuni Stati di avere emissioni più elevate se altri dovessero effettuare tagli più profondi. I ministri hanno convenuto anche che l’Unione debba fissare un obiettivo di riduzione delle emissioni intermedio per il 2040. E che l’esecutivo possa prendere in considerazione nuove misure legislative di decarbonizzazione se quelle esistenti non dovessero risultare all’altezza. La Bulgaria, fa sapere la Reuters, si è astenuta dalla votazione.