Uno studio calcola l’impatto collaterale dell’accordo del 1987 sullo scioglimento del ghiaccio artico
(Rinnovabili.it) – Era stato pensato per chiudere il buco dell’ozono, ma ha avuto un effetto indesiderato sul Polo Nord. Un effetto positivo: ha ritardato lo scioglimento del ghiaccio artico. È l’impatto collaterale del Protocollo di Montréal, l’accordo entrato in vigore nel 1987 per mettere al bando i CFC, gas serra con un effetto climalterante molto maggiore della CO2 e tra i maggiori responsabili della rarefazione dello strato di ozono che avvolge la Terra. A scoprirlo è uno studio condotto da ricercatori dell’università della California-Santa Cruz e della Columbia University pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Il ruolo dei CFC contro lo scioglimento del ghiaccio artico
L’effetto è tutt’altro che trascurabile: grazie alle emissioni evitate, la prima estate artica senza ghiaccio è stata rimandata di almeno 15 anni, a seconda della traiettoria delle emissioni future. Al momento, la prima estate con condizioni di sostanziale assenza di calotta polare è prevista intorno alla metà del secolo. Ma potrebbe concretizzarsi più avanti grazie al protocollo di Montréal. L’impatto sul clima e quindi sullo scioglimento del ghiaccio artico, calcola lo studio, dipende solo ed esclusivamente dalle emissioni evitate: la ricostituzione dello strato di ozono non gioca alcun ruolo. Per questo, gli autori forniscono anche una stima di quanta calotta viene salvata se si evita di rilasciare in atmosfera una certa quantità di ozone-depleting substances (ODS), cioè le sostanze in grado di danneggiare l’ozono che sono regolate dall’accordo dell’87. Ogni 1000 tonnellate di gas evitati “salvano” 7 km2 di ghiaccio del Polo Nord.
“Sebbene le ODS non siano così abbondanti come altri gas serra, come l’anidride carbonica, possono avere un impatto reale sul riscaldamento globale”, sottolinea Mark England, coautore dello studio. “Le ODS hanno effetti particolarmente potenti nell’Artico e hanno svolto un ruolo importante nel determinare il cambiamento climatico artico nella seconda metà del XX secolo. Sebbene fermare questi effetti non fosse l’obiettivo primario del Protocollo di Montreal, è stato un fantastico sottoprodotto”.