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La “lotteria globale” dei costi dei disastri climatici: i dati 2023

Un rapporto della ong Christian Aid calcola l’impatto pro capite dei disastri climatici, dando una misura più accurata del peso di inondazioni, incendi e tempeste sulle comunità locali

Costi disastri climatici: Christian Aid, il vero impatto sui paesi poveri
Gli incendi che hanno stravolto le Hawaii ad agosto. Crediti: European Union, Copernicus Sentinel-2 imagery

Alle Hawaii, Guam e Vanuatu i più alti costi dei disastri climatici nel 2023

(Rinnovabili.it) – L’evento estremo più devastante del 2023? Dipende da come si calcola l’impatto della crisi climatica. Ragionare sui valori assoluti dei danni dà una misura del fenomeno, esaltando gli episodi di maggior intensità. Ma non racconta il peso specifico subito dalle comunità locali. Non rende conto della loro capacità di prepararsi, resistere e riprendersi in caso di alluvioni, incendi, ondate di calore, uragani e tifoni. Se si guardano i costi dei disastri climatici da questa prospettiva, la lista degli episodi più impattanti cambia. E in cima alla top 20 si piazzano gli incendi che hanno sconvolto le Hawaii.

È l’approccio usato da Christian Aid, che calcola l’impatto pro capite dei costi dei disastri climatici avvenuti nel 2023. “Alcuni paesi – attraverso una combinazione di dimensioni, geografia, livello di reddito e altri fattori – sono più inclini a subire disastri economicamente costosi”, spiega il rapporto. Gli incendi che hanno colpito le Hawaii ad agosto hanno un costo pro capite di oltre 4.000 dollari a persona, ben più elevato del secondo disastro più costoso, ovvero le tempeste che hanno colpito Guam a maggio, costate quasi 1.500 dollari pro capite. “Anche i paesi più grandi e densamente popolati figurano nel nostro elenco: Stati Uniti, Cina e Messico – tutti paesi ad alta densità di popolazione – hanno tuttavia subito disastri che costano decine di dollari pro capite e complessivamente miliardi di dollari”, aggiunge Christian Aid.

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Tuttavia, l’impatto economico relativo dei disastri è altamente disuguale. I paesi più ricchi hanno più risorse e mezzi per la prevenzione e per le operazioni di ricostruzione post disastro, e l’impatto sulle singole famiglie tende a essere meno pesante rispetto a quelle dei paesi più poveri, dove queste ultime spesso vedono spazzati via tutti i loro mezzi di sussistenza. “Quando si parla di crisi climatica, c’è una lotteria globale dei codici postali che va a scapito dei poveri”, commenta Patrick Watt di Christian Aid. “Nei paesi più poveri, le persone sono spesso meno preparate ai disastri legati al clima e hanno meno risorse con cui riprendersi. Il risultato è che muoiono più persone e la ripresa è più lenta e più diseguale. C’è una doppia ingiustizia nel fatto che le comunità più colpite dal riscaldamento globale abbiano contribuito poco al problema”.

La lista stilata dalla ong mette sul pedio i 4.161 $/persona degli incendi alle Hawaii, i 1.455 della tempesta su Guam e i 947 della tempesta che ha colpito Vanuatu. Questi ultimi due sono anche gli eventi estremi con più incidenza sul pil del paese: i costi dei disastri climatici solo nel 2023, per Vanuatu, superano lo 0,25% del pil.

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