Secondo una ricerca pubblicata su Nature Climate Change, in futuro aumenterà la probabilità che due uragani distruttivi si abbattano sulla stessa linea di costa a distanza di non oltre 15 giorni. Mettendo ulteriore pressione alla macchina dell'emergenza
Gli uragani in sequenza colpiranno ogni 3 anni, sostiene uno studio dell’università di Princeton
(Rinnovabili.it) – Alla fine dell’estate del 2021, la costa degli Stati Uniti affacciata sul golfo del Messico è stata colpita in rapida successione dall’uragano Ida in Louisiana e dalla tempesta tropicale Nicholas in Texas. Appena 4 anni prima, nel 2017, Houston fece i conti con l’uragano Harvey mentre, poco tempo dopo, la Florida fu investita da Irma e Puerto Rico dall’uragano Maria. Serie di eventi come questi, a distanza ravvicinata, non sono casuali: è uno degli effetti del climate change. Uragani in sequenza che toccano terra e provocano disagi o distruzione diventeranno sempre più frequenti in molte aree del mondo.
Perché ci dobbiamo occupare degli uragani in sequenza?
A stabilirlo è uno studio dell’università di Princeton apparso su Nature Climate Change. Mentre gran parte della ricerca, oggi, si concentra sulle conseguenze della crisi climatica sulla frequenza e l’intensità degli uragani, questo lavoro analizza un aspetto più particolare: il cambiamento nell’atterraggio, in breve tempo e nella stessa area, di due o più uragani in sequenza rapida. Eventi che possono mettere pressione aggiuntiva sulla capacità degli Stati di far fronte a situazioni di emergenza.
“Se un sistema elettrico richiede 15 giorni per riprendersi da un grande uragano, non possiamo aspettare così a lungo in futuro perché la prossima tempesta può colpire prima che si possa ripristinare l’energia, come nel caso di Nicholas e Ida”, spiega Ning Lin, coordinatore della ricerca. “Dobbiamo pensare a piani, soccorritori e risorse. Come faremo a pianificare tutto questo?”.
Una doppietta ogni 3 anni
La ricerca ha usato modelli predittivi del clima per indagare quale potrebbe essere la probabilità che si verifichino uragani in sequenza nella stessa area a distanza di non più di 15 giorni uno dall’altro. I fattori che ne influenzano l’atterraggio, infatti, sono legati alla crisi climatica. “L’innalzamento del livello del mare e i cambiamenti climatici rendono più probabili uragani dannosi in sequenza durante questo secolo”, spiega Dazhi Xi, autore principale del lavoro. “Gli eventi estremamente rari di oggi diventeranno molto più frequenti”.
Anche in uno scenario emissivo moderato, non soltanto nel caso in cui il controllo dei gas serra sfugga di mano e si arrivi a livelli di riscaldamento globale superiori a +4°C entro il 2100. In entrambi questi scenari, infatti, la frequenza di uragani in sequenza aumenta notevolmente, fino a ripetersi in media ogni 3 anni per molte regioni del Pianeta.