Il gruppo di paesi impegnati nel pre-negoziato sul fondo per le perdite e i danni è in disaccordo sul funzionamento dell’istituzione
Idee troppo diverse sul fondo per le perdite e i danni bloccano ogni passo avanti
(Rinnovabili.it) – A meno di un mese dalla COP28, il punto chiave nell’agenda è ancora irrisolto. Uno scenario che rischia di prefigurare l’ennesimo fiasco nel negoziato globale più noto, quello sulle politiche del clima. I paesi non riescono infatti a mettersi d’accordo sui fondamentali del fondo per le perdite e i danni, che dovrebbe distribure risorse agli stati più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.
Eppure, tutte le domande restano irrisolte: chi deve mettere le risorse nel fondo? Quale ente deve supervisionare il suo funzionamento? Quali paesi hanno diritto a ricevere finanziamenti? Tutte domande intorno a cui la diplomazia climatica gira da anni, senza raggiungere quel “landing ground” che permetterebbe di operazionalizzare questo importante strumento di giustizia climatica.
Come sempre, il disaccordo è fra paesi ricchi e paesi poveri o emergenti. Questi ultimi cercano soluzioni per controllare l’erogazione dei fondi ed evitare di essere “munti”. D’altro canto, i primi vogliono imparzialità e generosità dopo decenni di crisi climatica. Una dozzina di paesi sta portando avanti questo negoziato in vista della COP. L’ultima volta si sono visti in Egitto, la scorsa settimana. Gli Stati Uniti, che partecipano al tavolo, hanno chiesto che sia la Banca Mondiale ad ospitare il fondo. Ma per i paesi del sud del mondo le Nazioni Unite dovrebbero creare un nuovo organismo. Il timore infatti è che ospitare un fondo presso la Banca Mondiale comporterebbe commissioni elevate per i paesi beneficiari. I presidenti della World Bank sono infatti nominati dagli USA, che avrebbero un’influenza eccessiva.
Altro tentativo è quello di pagare solo per alcuni impatti. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri vogliono un fondo mirato. L’UE lo vuole dedicato ai più “vulnerabili”. Gli USA lo vorrebbero concentrato su aree caratterizzate da impatti climatici a lenta insorgenza, come l’innalzamento del livello del mare.
Senza un pre-accordo su questa questione cruciale, la COP28 rischia di fallire prima di cominciare. Così, il gruppo di paesi impegnati nel negoziato proverà a fare un nuovo tentativo il prossimo 3 novembre ad Abu Dhabi. Sperando in un miracolo.