di Roberto Antonini
Le città al centro dell’emergenza climatica, luoghi che generano larga parte delle emissioni – sono responsabili di circa il 70% di quelle globali di CO2 associate al consumo di energia – e che subiscono più di altri le conseguenze dell’associata emergenza climatica in atto. Naturalmente l’Italia non fa eccezione, e anzi per le sue caratteristiche e posizione geografica, nel bel mezzo dell’hotspot climatico del Mediterraneo, non fa eccezione. Non eccepiva nemmeno nel 2022, anno cui sono riferiti i dati diffusi oggi dall’Istat con il Focus ‘Misure statistiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici: realtà in ambito urbano e nuove geografie per l’agricoltura‘. Il quadro è sfortunatamente coerente nel fornire i numeri dell’emergenza climatica che coinvolge anche lo Stivale.
Con una temperatura media di circa 16,6 gradi, Istat segnala come il 2022 sia stato l’anno più caldo dal 1971 per i Capoluoghi di Regione, registrando un’anomalia termica di +1,7 gradi sul trentennio 1981-2010. Esposta una popolazione residente di poco superiore a 9,5 milioni (pari a circa 16,1% della popolazione nazionale). Vale la pena di ricordare che la soglia dei +1,5 gradi di aumento medio globale della temperatura era quella stabilita come limite massimo dagli Accordi di Parigi: anche se il superamento va visto su periodi di tempo più lunghi di un anno il dato è lì.
In testa Roma (+2,7 gradi) e Milano (+2,5), seguite da Perugia (+2,3) e Torino (+2,1). Le anomalie più contenute si registrano per Ancona (+0,7 gradi), Palermo (+0,9) e Bari (+1). Aumenti sia per la massima che per la minima, rilevati per tutte le città esaminate tranne L’Aquila. Nel 2022, fra i Capoluoghi di Regione, la temperatura media in valore assoluto è più alta per Palermo (circa 19,8 gradi), Cagliari (19,5) e Roma (18,7). Riguardo alla temperatura massima i Capoluoghi in testa sono Roma (24,8 gradi), Cagliari (24) e Palermo (23,1).
Per i Capoluoghi di Regione il 2022 è stato anche il secondo anno meno piovoso dal 1971 (dopo il 2007), con una precipitazione totale media di 576 mm (-167 mm rispetto al CLINO 1981-2010, CLimatological NOrmals, cioè i periodi di riferimento per valutare e descrivere le condizioni climatiche). Sono però aumentati i fenomeni meteo estremi, di nuovo drammaticamente protagonisti delle cronache in questi giorni. Inevitabilmente in città sono aumentate anche le temperature.
Nel periodo 2006-2022, per l’insieme dei Capoluoghi di Regione, gli Indici di estremi di temperatura registrano aumenti rispetto ai corrispondenti valori medi 1981-2010. In particolare, giorni estivi – con temperatura massima superiore a 25 gradi – e notti tropicali – con temperatura media che non scende al di sotto dei 20 gradi – fanno segnare anomalie positive per tutti gli anni esaminati, tranne il 2010 per i giorni estivi ed il 2014 per le notti tropicali. Per queste 21 maggiori città si rilevano in media 113 giorni estivi e 49 notti tropicali all’anno (l’anomalia climatica media del periodo è rispettivamente pari a +12 giorni e +11 notti sul CLINO 1981-2010). L’indice relativo alle onde di calore riporta anomalie positive per quasi tutti gli anni, con la più alta nel 2022, per un valore medio 2006-2022 di circa +10 giorni sul valore climatico.
Nel 2022 nei Capoluoghi di Regione giorni estivi e notti tropicali riportano anomalie significative di segno positivo rispetto al 1981-2010 in tutte le città, con una media di +28 giorni e +32 notti. I giorni catalogati come ‘estivi’ aumentano più significativamente per Roma (+54 giorni), Genova e Aosta (+41), mentre le notti tropicali per Milano (circa +57 notti), Torino e Genova (+49) e Bologna (+47).
Città catini di cemento e asfalto bollenti, ormai siamo abituati (più di quanto sia saggio farlo) a questa dimensione estiva nei centri urbani. Qualche soluzione ci sarebbe: banalmente, dice chi è del mestiere, si deve aumentare il verde in città, perché il verde rinfresca. Una logica minima confermata dai dati rilevati dall’Istat.
Quanto rinfrescano le piante? Guardando al differenziale di temperatura tra le aree urbane e la media delle aree vegetate circostanti, calcolato ad una scala geografica di Municipio, la città che risulta più colpita dal fenomeno è Roma, con una differenza di temperatura tra aree urbane e vegetate circostanti di +6,5 gradi, un valore collocato principalmente nelle aree centrali della città (Municipio I e II) e nel quadrante ad est (Municipio V).
Controprova: Roma è anche la città con il differenziale di temperatura più basso, infatti nei Municipi IX, X e XIV la maggiore presenza di aree vegetate riesce a raffrescare l’aria fino ad abbassare la temperatura di quasi tre gradi (per la precisione -2,9 gradi). A Milano tale differenziale risulta leggermente più basso, variando tra -1,7 e +4,5 gradi, molto vicino a quello rilevato a Napoli, dove varia tra -1,6 e +4,1 gradi. A Milano le temperature medie delle aree urbane e di quelle vegetate riportano escursioni di temperatura comprese tra -0,5 gradi per le zone altamente vegetate e +3,7 gradi per le zone maggiormente urbanizzate. Nel caso di Napoli le escursioni di temperature più basse si riscontrano nei Municipi IX e VIII, variazioni medie tra +0,7 gradi e +0,8 gradi. Al contrario, quelle mediamente più elevate riguardano i Municipi IV e II, tra +2,8 gradi e +3,7 gradi.
L’espansione delle aree verdi nelle città rappresentare dunque una delle soluzioni naturali di contrasto alle temperature elevate, con la messa a dimora di nuovi alberi su aree estese e dedicate alla crescita di nuovi boschi a sviluppo naturale, le cosiddette ‘aree di forestazione urbana’. Boschi e aree verdi che, oltre a svolgere la funzione di assorbimento della CO2, sono estremamente efficaci per mitigare il fenomeno delle Isole Urbane di Calore delle città. Nel complesso, secondo il documento Istat, Capoluoghi di Provincia/Città metropolitane l’estensione delle aree verdi complessive – quelle urbane e le protette – al netto delle loro sovrapposizioni, è di 3.826 km2, corrispondente al 19,7% dell’incidenza complessiva territoriale. Una parte di esse sono aree verdi prettamente urbane (573 km2, il 2,9% della superficie), per una disponibilità media di 32,8 metri quadri per abitante. Gli interventi di forestazione urbana e periurbana interessano più della metà dei Capoluoghi (56).
Nel 2011 erano solo 30 i Capoluoghi con interventi di forestazione urbana e periurbana, segnala Istat, ma nei successivi 11 anni la superficie dedicata alla forestazione urbana è progressivamente aumentata, facendo segnare un +26,1%. Serve un intervento per ottenere risultati, però, segnala Istat, ricordando che “gli incrementi maggiori si sono registrati in prossimità degli anni in cui il legislatore è intervenuto a sostegno dello sviluppo delle aree verdi”. La Misura 2 – Componente 4 – Investimento 3.1 ‘Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano’ del PNRR “intende rafforzare proprio queste positive tendenze”, ricorda l’Istituto di statistica.