Il 1° rapporto europeo di valutazione sul fenomeno dell’aumento del livello dei mari traccia il quadro dei rischi e propone 4 approcci per affrontarlo, dall’adattamento alla “ritirata”
L’innalzamento del livello del mare rappresenta una “minaccia cronica” per le regioni costiere europee e influisce profondamente sulla governance ambientale e sullo sviluppo economico. Tutti i bacini marittimi che circondano l’Europa sono interessati, anche se con caratteristiche regionali diverse. La gestione di questo fenomeno richiede una pianificazione integrata che bilanci obiettivi economici, sociali e ambientali.
Lo sostiene il 1° rapporto di valutazione europeo sull’aumento del livello del mare, un documento sviluppato nell’arco di 3 anni attraverso il Knowledge Hub on Sea Level Rise (KH-SLR), un’iniziativa sostenuta da 9 paesi europei, Italia inclusa.
Innalzamento del livello del mare, record per il Mediterraneo
Il tasso medio di innalzamento del livello del mare in Europa supera leggermente la media globale e sta accelerando. Tuttavia, esistono significative differenze regionali:
- Nel Mar Baltico, alcune aree mostrano tassi inferiori o addirittura negativi a causa del movimento verticale del suolo (come l’isostasia, ossia il sollevamento della terra in seguito allo scioglimento dei ghiacci).
- Nelle aree meridionali, come il Mediterraneo, si prevedono tassi di innalzamento del livello del mare più elevati. Le proiezioni future sono fortemente influenzate dagli scenari di emissioni di gas serra: a maggiori emissioni corrisponderanno tassi di innalzamento più alti e impatti più gravi.
Il rapporto mette poi in guardia dai cambiamenti nei “Medicane” (i cicloni extratropicali che si formano nel Mediterraneo) e nei meteotsunami (onde oceaniche ad alta frequenza dovute a rapidi cambiamenti della pressione atmosferica) a causa dell’aumento delle temperature della superficie del mare e dei modelli alterati di circolazione atmosferica. Gli effetti? Un aumento dei rischi per le fasce costiere.
Aree, queste, che saranno colpite anche da potenti fenomeni erosivi. Si stima che entro la fine del secolo, almeno il 20% delle spiagge del Mediterraneo perderanno più del 50% della loro estensione.
4 approcci per affrontare l’aumento del livello dei mari
Lo studio individua 4 approcci per mitigare gli impatti dell’innalzamento del livello del mare.
Adattamento – Questo approccio si concentra su come convivere con gli impatti dell’innalzamento del mare. Include misure per ridurre la vulnerabilità delle comunità costiere, come:
- Rendere gli edifici resistenti alle inondazioni (ad esempio, usando materiali impermeabili).
- Rafforzare infrastrutture essenziali per aumentare la loro capacità di resistere agli eventi estremi.
- Implementare sistemi di allerta precoce e assicurazioni contro i rischi climatici.
Protezione – Le misure di protezione mirano a ridurre i pericoli costieri utilizzando:
- Difese rigide: infrastrutture come dighe, muri a mare o barriere artificiali.
- Soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions, NBS): ripristino di ecosistemi come paludi, barriere coralline o dune, che assorbono energia dalle onde e riducono i rischi di inondazione.
Avanzamento – Questo approccio prevede la creazione di nuove terre o l’espansione di quelle esistenti per contrastare inondazioni ed erosione. Tra gli esempi:
- Azioni di conservazione e restauro degli ecosistemi costieri.
- Progetti per costruire nuove aree costiere, come isole artificiali.
Ritirata – L’approccio della ritirata punta a spostare attività umane, infrastrutture o intere comunità lontano dalle zone ad alto rischio. Può includere:
- Rilocazione pianificata: trasferire popolazioni e risorse in aree più sicure.
- Riallineamento gestito: modificare l’uso del territorio in modo strategico per ridurre l’esposizione.
Tuttavia, questa strategia comporta compromessi difficili: riduce il rischio ma può avere costi economici e sociali significativi.