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Fake news: serve combattere le informazioni fuorvianti sul clima

Chi sono le persone che finanziano, producono e diffondo la cattiva informazione sul clima? Quali sono gli effetti delle fake news e in che modo è possibile combatterle?

CarbonBrief mostra come avviene la produzione e la diffusione delle informazioni fuorvianti sul clima

(Rinnovabili.it) – Le cosiddette fake news sono ormai un dato di fatto nel panorama della comunicazione. Vaccini, elezioni e la stessa pandemia sono spesso temi intrisi di informazioni fuorvianti, molte volte volutamente manipolate. Tuttavia, le informazioni fuorvianti sul clima sembrano essere, più di altre, frutto di una diffusione organizzata. Per questo motivo, CarbonBrief ha prodotto un’analisi sulla diffusione della disinformazione sui cambiamenti climatici e sul perché i social network sembrano essere un terreno fertile per diffonderla.

Con il termine “misinformation” si indica un’informazione fuorviante che viene creata e diffusa indipendentemente dal fatto che ci sia intenzione di ingannare. La misinformation, o informazione fuorviante, si differenzia dalla disinformazione proprio perché, in quest’ultimo caso, vi è un esplicito intento di manipolazione dei fatti.

Le informazioni fuorvianti sul clima spesso mettono in dubbio teorie ben supportate (scetticismo climatico) o cercano di screditare la scienza (negazionismo climatico). Anche l’allarmismo climatico può essere interpretato come misnformation. Ciò include affermazioni esagerate sui cambiamenti climatici che non sono supportate dalla letteratura scientifica. Tuttavia, l’attenzione dell’analisi di CarbonBrief si concentra soprattutto sullo scetticismo climatico.

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Come avviene la diffusione?

Nello specifico, l’analisi mostra che ci sono diversi gruppi di attori coinvolti nel finanziamento, nella creazione e nella diffusione di informazioni fuorvianti sul clima. Attraverso uno studio delle reti sociali, si mostra come i principali finanziatori siano attori corporativi e filantropici con un particolare interesse nel settore dei combustibili fossili. Le risorse finanziare fluiscono verso gruppi coinvolti nella produzione di informazioni, come organizzazioni politiche e religiose o piccole associazioni no profit.

Le informazioni così prodotte raggiungono i cosiddetti influencer (es. blogger di spicco, politici, media) che svolgono un ruolo di “camera di risonanza”, amplificando le questioni e raggiungendo il grande pubblico. Ma come avviene questa diffusione? CarbonBrief si concentra sulla omofilia, vale a dire la tendenza delle persone a relazionarsi soprattutto con individui simili a sé stessi. L’omofilia è molto incoraggiata dai meccanismi interni dei social network come Facebook, che spesso “suggeriscono” agli utenti “nuove amicizie”.

Un altro canale di diffusione delle informazioni fuorvianti sul clima riguarda il modo attraverso cui i social network promuovono dei contenuti basandosi sul materiale visualizzato in precedenza dall’utente, piuttosto che sull’affidabilità. Questo meccanismo è noto come “pregiudizio algoritmico“, che amplifica a sua volta il “pregiudizio di conferma”, secondo cui le persone tendono a preferire informazioni che confermano i loro pensieri e le loro opinioni.

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Quali sono gli effetti?

Una strategia chiave utilizzata dagli attori che diffondono informazioni fuorvianti sul clima è instillare il dubbio, soprattutto su tre temi: la veridicità del cambiamento climatico, l’urgenza e la credibilità degli scienziati. Questo può contribuire all’inerzia politica dell’opinione pubblica. Ma non solo.

Uno studio del 2017 apparso sul Journal of Applied Research in Memory and Cognition evidenzia una caratteristica ancora più insidiosa, vale a dire la tendenza a fare in modo che le persone smettano di credere nei fatti e perdano la fiducia nei governi, creando così un impatto negativo sul “benessere intellettuale generale di una società”.

Questo rende estremamente urgente il riconoscimento del ruolo delle informazioni fuorvianti sul clima, specie per definire, organizzare e gestire le risposte di governi, ong e centri di ricerca rispetto ai cambiamenti climatici. Questa urgenza è supportata dal fatto che, sebbene esistano diverse strategie per affrontare la misinformation, nessuna di queste è risolutiva singolarmente e una volta per tutte.

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Cosa si può fare?

La letteratura scientifica ha proposto una serie di modi per contrastare le informazioni fuorvianti sul clima: istruzione, inoculazione, soluzioni tecnologiche e regolamentazione. Gran parte della letteratura si concentra soprattutto sull’istruzione e sugli approcci educativi: insegnare tecniche di pensiero critico, migliorare l’educazione scientifica sui cambiamenti climatici e usare un approccio agnotologico rispetto all’informazione. Con agnotologia si intende lo studio dell’ignoranza o del dubbio indotti dalla cultura, in particolare la pubblicazione di dati scientifici inesatti o fuorvianti.

Con il termine inoculazione, invece, si intende quella strategia che fornisce in modo preventivo delle informazioni corrette, o avverte esplicitamente le persone che potrebbero essere male informate. Questo approccio, dunque, si fonda sul principio del “giocare d’anticipo”, avvalendosi anche di approcci tecnologici quali il rilevamento tempestivo di account dannosi e l’uso di algoritmi che riducono la quantità di informazioni errate in circolazione.

Poi ci sono i regolamenti, che tendono a far leva sulle punizioni, come multe o l’imprigionamento. Tuttavia, tutte queste soluzioni hanno una serie di avvertenze. Per le strategie di inoculazione, è difficile avere un quadro completo della diffusione di una notizia e identificare il target. Le soluzioni tecnologiche rischiano di essere tacciate di censura, anche perché non esiste una risposta chiara su cosa può e deve essere fatto una volta rilevati gli account dannosi.

Anche gli approcci correttivi comportano i propri rischi. Ad esempio, esiste un “effetto di ritorno“, in base al quale le persone che ricevono le informazioni di correzione arrivano a credere ancora più fortemente all’informazione sbagliata. La stessa cosa vale per i regolamenti, potenzialmente una minaccia al diritto democratico sulla libertà di parola.