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I nostri modelli climatici sbagliano sull’influenza delle nuvole sul clima

Foto di Waqutiar Rahaman da Pixabay

Il CMIP6 valuta in modo errato l’impatto del manto nuvoloso sul clima globale

(Rinnovabili.it) – I modelli climatici più avanzati non calcolano bene l’influenza delle nuvole sul clima. E questa valutazione poco accurata può rimbalzare sulle previsioni del riscaldamento globale e sullo studio del cambiamento climatico in tutto il mondo. Lo sostiene un team di ricercatori in un articolo apparso su Nature Climate Change.

Qual è l’influenza delle nuvole sul clima?

L’impatto della copertura nuvolosa sul clima terrestre è un nodo importante e ancora molto discusso dalla scienza climatica. Non tutte le nuvole sono uguali, e non tutte hanno lo stesso impatto sul surriscaldamento dell’atmosfera e quindi sull’andamento del cambiamento climatico.

Alcuni tipi di nuvole riflettono la radiazione solare verso lo spazio, quindi evitano che si accumuli in atmosfera e riscaldi la temperatura globale (principio su cui si basano molti progetto di geoingegneria). Sono principalmente le nuvole che si formano a quote più basse e che hanno una maggiore luminosità. Ma altre nuvole, quelle di alta quota composte da cristalli di ghiaccio, si comportano al contrario. Lasciano filtrare la radiazione solare e contribuiscono alla rifrazione della radiazione infrarossa verso la superficie terrestre, dando così un contributo all’innalzamento della colonnina di mercurio globale.

I climatologi si trovano poi davanti ad altre incognite che rendono davvero complesso fissare un ruolo dell’influenza delle nuvole sul clima una volta per tutte. Ad esempio, è complicato calcolare l’impatto cumulativo di diversi tipi di coperture nuvolose. Un caso non raro, visto che è frequente la compresenza di nuvole con effetti opposti sul clima. E ancora, il riscaldamento globale ha una parte da giocare nella trasformazione dell’impatto sul clima delle nuvole, visto che ne modifica la composizione (prevalentemente ghiacciata o liquida).

Le nuvole e i modelli climatici di ultima generazione

Cosa non quadra nei modelli climatici di ultima generazione, come il Coupled Model Intercomparison Project (CMIP6)? Per gli autori dell’articolo, usa una stima eccessiva della quantità di pioggia. Più pioggia significa nuvole che “durano” di meno, e meno nuvole in cielo significa che una quantità più alta di radiazione solare riesce ad arrivare sulla superficie terrestre, invece di essere parzialmente rimbalzata dagli strati superiori delle nuvole.

Non è una differenza di poco conto, anzi. Per i ricercatori è proprio questo “dettaglio” che spiega perché, dando i dati in pasto a modelli climatici come il CMIP6, questi restituiscono previsioni con un riscaldamento globale accelerato rispetto agli strumenti previsionali precedenti. Meglio “prendere il riscaldamento extra del CMIP6 con le pinze fino a quando alcuni dei problemi noti relativi alle nuvole non verranno risolti nei modelli” climatici, avverte Johannes Mülmenstädt, primo autore dell’articolo.

Una posizione che lo scienziato assume dopo aver passato al setaccio le assunzioni del CMIP6 e il comportamento delle nuvole. Si concentra sul “cloud lifetime feedback”, un meccanismo climatico per cui è meno semplice che piova in presenza di nuvole più calde. E rileva che, dati alla mano, questo meccanismo potrebbe essere tre volte più influente di quanto stimato dall’ultima generazione di modelli. In altre parole: nuvole più calde fanno piovere di meno, quindi durano di più e raffrescano il clima.

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