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L’industria fossile sapeva del riscaldamento globale almeno dal 1954

Industria fossile: sapeva del riscaldamento globale almeno dal 1954
Foto di Raimond Castillo da Pixabay

L’inchiesta di Rebecca John per DeSmog

(Rinnovabili.it) – I principali marchi di auto e alcune delle compagnie petrolifere più grandi degli Stati Uniti sapevano qual era il vero impatto sul clima dell’industria fossile almeno dal 1954. Sapevano del legame tra combustibili fossili e aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera. E avevano contezza della scala del fenomeno, cioè che il loro modello di business stava alimentando una minaccia all’intera civiltà umana per come si è sviluppata negli ultimi 10.000 anni. Nonostante ciò, hanno continuato a negare il cambiamento climatico per decenni, e oggi provano a rallentare l’azione climatica.

È quello che emerge da una serie di documenti inediti custoditi per 70 anni dal California Institute of Technology, dagli archivi nazionali USA e dall’università della California – San Diego. A rispolverarli è stata Rebecca John, una ricercatrice del Climate Investigation Center. Con un’inchiesta che anticipa di almeno un decennio la data alla quale l’industria fossile conosceva il suo impatto sul clima. E, soprattutto, fornisce una vera “pistola fumante”.

Keeling, l’industria fossile e il primo sguardo sul global warming

Al centro di tutto c’è Charles Keeling. Il nome non suonerà nuovo a chi ha qualche conoscenza di scienza del clima. Oggi il suo nome è associato alla curva di Keeling, cioè l’andamento della concentrazione di CO2 in atmosfera (che ha alti e bassi ciclici durante l’anno), il principale indicatore del riscaldamento globale. È grazie al lavoro di Keeling che sono state poste le basi scientifiche della comprensione del global warming.

Un lavoro che lo scienziato ha avviato a 26 anni, misurando l’anidride carbonica in California. Grazie anche a un finanziamento dell’Air Pollution Foundation, un gruppo di lobbyisti supportato da 18 case automobilistiche tra cui Ford, Chrysler e General Motors, insieme all’American Petroleum Institute, ancora oggi il megafono degli interessi fossili a stelle e strisce.

È il 1954 e Keeling, insieme al suo superiore di allora, Samuel Epstein, sintetizza così i risultati della sua ricerca in un documento indirizzato proprio all’Air Pollution Foundation: “Le possibili conseguenze di un cambiamento nella concentrazione di CO2 nell’atmosfera con riferimento al clima, ai tassi di fotosintesi e ai tassi di equilibrio con il carbonato degli oceani potrebbero in definitiva rivelarsi di notevole importanza per la civiltà”. Cambiamenti nella concentrazione di CO2 che sono collegati, scrivono gli scienziati, alla combustione delle fonti fossili.

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