Un’analisi di Chemical and Engineering News valuta gli effetti dei nuovi incentivi fiscali USA sulla riduzione di emissioni.
(Rinnovanili.it) – Quando si tratta di incoraggiare i produttori a ridurre le emissioni di anidride carbonica, bisogna anche trovare degli incentivi fiscali e non solo applicare dei meccanismi punitivi. Questa è la logica che sta alla base dell’approccio adottato da una recente normativa del codice fiscale degli Stati Uniti, che offre crediti alle aziende che acquisiscono (e quindi stoccano o riusano) CO2. Secondo le previsioni, la norma dovrebbe riuscire a stimolare in modo sostanziale l’incremento di nuove tecnologie di cattura del carbonio.
Queste aspettative sono corroborate da un’analisi pubblicata su Chemical & Engineering News che analizza gli effetti della norma sugli incentivi fiscali adottata nel febbraio del 2018. Attraverso questo nuovo regime, viene espanso un credito d’imposta denominato 45Q, secondo il quale i produttori industriali possono guadagnare un credito di 50 dollari per ogni tonnellata di CO2 catturata permanentemente in formazioni geologiche, oppure un credito di 35 dollari per ogni tonnellata di CO2 catturata e utilizzata.
>>Leggi anche CO2, il MIT sviluppa un nuovo sistema per separarla dall’atmosfera<<
Precedentemente, il credito era limitato ad un massimo di 75 milioni di tonnellate di anidride carbonica catturata, e prevedeva dei bonus di 20 dollari per tonnellata. Tuttavia, le aziende con operazioni ad alta intensità di emissioni (come quelle del settore dell’acciaio, dell’energia o dei materiali costruttivi), erano spesso costrette a rinunciare agli incentivi fiscali perché non abbastanza convenienti.
La nuova versione, invece, non limita il credito e, per qualificarsi, le aziende devono solo iniziare a costruire strutture per la cattura del carbonio entro 7 anni dall’entrata in vigore del credito. Una volta avviate le strutture, avranno 12 anni per richiedere il bonus.
Nel caso del settore del cemento, ad esempio, il credito potrà essere un incentivo per le aziende con grandi impianti autonomi ad alta intensità di emissioni. Infatti, secondo Alex Dewar, senior manager del Boston Consulting Group, il vantaggio verrà cercato innanzitutto da quelle grandi aziende che commerciano in quei settori dove c’è una forte domanda e che possono avere abbastanza risorse per investire. A questo proposito, anche l’industria dell’etanolo di mais (che produce circa 50 milioni di tonnellate di CO2 l’anno) può trovare dei vantaggi diretti dal nuovo credito.
Questo settore cattura già circa il 20% di CO2, da vendere agli imbottigliatori di soda o per la produzione di ghiaccio secco. Il credito d’imposta potrebbe stimolare gli investimenti in condotte per il trasporto di CO2 dagli impianti di etanolo verso altri poli di produzione (es. carburanti sintetici). Come per i produttori di etanolo, anche i produttori di ammoniaca ottengono CO2 relativamente pura come loro sottoprodotto industriale. Ora, queste aziende non dovranno più preoccuparsi del vecchio limite sui crediti da rivendicare.
>>Leggi anche Riutilizzo della CO2: un nuovo e redditizio business<<