La quantità di pioggia e neve non frena l’aumento di incendi zombie
(Rinnovabili.it) – La percentuale può sembrare piccola e quindi trascurabile: appena l’1%. Ma è destinata a salire e con rapidità. Stiamo parlando degli “incendi zombie”, cioè quegli incendi nelle zone artiche che divampano anche a mesi di distanza da quando sembravano estinti. Come brace sotto la cenere, le torbiere artiche li tengono in vita, permettendo al fuoco di superare la stagione invernale.
Ad oggi solo l’1% dei casi registrati in Alaska e Canada possono essere definiti incendi zombie. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature spiega che il cambiamento climatico è destinato a farli aumentare di numero. Il riscaldamento globale è più intenso nella regione artica che in altre parti del globo. Questo comporta un terreno e una flora più secchi, condizioni che favoriscono l’emergere di incendi.
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E le stesse condizioni rendono più facile che questi fenomeni diventino a tutti gli effetti degli incendi zombie. “Gli incendi che superano l’inverno nelle foreste boreali sono associati a estati calde che generano grandi anni di incendi e incendi in profondità nei suoli ricchi di sostanze organiche, condizioni che sono diventate più frequenti nelle nostre aree di studio negli ultimi decenni”, spiegano gli autori.
Un aspetto preoccupante messo in luce dallo studio è che la frequenza degli incendi zombie non sembra poter venire mitigata da precipitazioni più abbondanti. Pioggia e neve agiscono solo in superficie. Ma la caratteristica degli incendi zombie è di bruciare molto in profondità nei terreni torbati dell’Artico. “Il semplice fatto che questo stia accadendo è già abbastanza folle e mostra quanto velocemente questa regione stia cambiando a causa del cambiamento climatico”, commenta Sander Veraverbeke, ecologista del paesaggio alla Vrije Universiteit Amsterdam e co-autore dello studio.
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Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno creato un algoritmo in grado di riconoscere questa tipologia di incendi a partire da serie storiche di immagini satellitari. Lo stesso algoritmo funziona quindi anche per aree diverse da quelle dove è stato testato, nell’estremo nord del continente americano. Il pensiero corre ovviamente alla Siberia, dal momento che anche nell’Artico russo gli incendi zombie stanno diventando un fenomeno rilevante per gli impatti sull’ecosistema.