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Il clima cambia, deve cambiare anche la prevenzione degli incendi

Incendi: nell’Europa mediterranea aumentano del 20-30% ogni 10 anni
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

In Italia gli incendi nel 2022 segnano già +60% sulla media 1980-2018

(Rinnovabili.it) – In Europa, nel 2022, gli incendi sono già 3 volte sopra la media degli ultimi 15 anni. È un’annata eccezionale? Senza dubbio. Ma per decidere di quanto sia eccezionale, dipende da che lato la si guarda. Con lo sguardo all’indietro, molto. I roghi nei primi 200 giorni dell’anno hanno divorato 346mila ettari, contro i 110mila in media del periodo 2006-2021. Con lo sguardo in avanti, invece, sarà sempre meno eccezionale.

Nei paesi dell’Europa mediterranea, infatti, gli incendi aumentano a un ritmo del 20-30% per decennio, riporta il dossier del Wwf “Spegnere oggi gli incendi di domani. Dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio”.

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Se questa è la tendenza, diventa sempre più essenziale lavorare sulla prevenzione. Incorporando nelle nuove strategie l’impatto della crisi climatica. “Se gli incendi stanno cambiando, le strategie devono adattarsi per governarli. Bisogna investire e potenziare tutte la azioni in grado di assicurare la prevenzione del rischio, rendendo il territorio meno infiammabile per limitare di conseguenza l’estensione dell’incendio e rendere così possibile l’eventuale lotta con i mezzi antincendio”, spiega Isabella Pratesi del Wwf.

La stagione degli incendi 2022 è un buon esempio per capire a cosa andiamo incontro. “La differenza con le passate annualità è che nel 2022 la stagione degli incendi è cominciata prima: ondate di calore anticipate (in alcuni Paesi sono stati superati i 40°C già a giugno) e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione”, si legge nel rapporto.

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Fattori climatici come l’aumento delle temperature medie, l’aumento di frequenza e intensità delle ondate di calore, e anomalie pluviometriche più pronunciate e frequenti sono sicuramente rilevanti. Ma non bisogna trascurare altri fattori socio-economici come “l’espansione delle superfici incolte e di quelle edificate con conseguente aumento dell’interfaccia urbano-foresta, dove l’interconnessione tra aree urbane e natura è molto stretta e di conseguenza la probabilità di innesco di incendio è maggiore”, sottolinea il Wwf.

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