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Calo delle emissioni o no, il futuro ci riserva più incendi estremi

Le differenze tra uno scenario futuro a basse emissioni e uno scenario dove il picco di emissioni avviene solo attorno al 2080 non sono molte, calcola l’Unep nel rapporto Spreading like Wildfire: The Rising Threat of Extraordinary Landscape Fires

Incendi estremi: aumenteranno del 50% entro il 2100
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Già nel 2030, +14% di incendi estremi

(Rinnovabili.it) – Il climate change e il cambiamento nell’uso dei suoli stanno rinforzando gli incendi estremi. I roghi, esattamente come altri eventi climatici estremi, diventano più intensi e frequenti. Secondo l’Unep, già alla fine di questo decennio questi fattori aumenteranno del 14%. Entro il 2050 l’incremento arriverà al 30%, per poi salire al 50% entro la fine del secolo. Le differenze tra uno scenario futuro a basse emissioni e uno scenario dove il picco di emissioni avviene solo attorno al 2080 non sono molte. La prospettiva di lungo termine (2090-2100) sulla probabilità che si scatenino incendi di vaste dimensioni, infatti, varia da una forchetta di 1,31-1,52 per l’RCP2.6 a un range di 1,36-1,57 per l’RCP6.0, dove il valore 1 esprime la media del periodo 2010-2020.

Aumento della siccità, alte temperature dell’aria, bassa umidità relativa, fulmini “secchi” (quando la pioggia evapora quasi tutta prima di raggiungere il suolo) e venti forti. Sono questi i fattori più rilevanti dietro l’aumentare della frequenza e dell’intensità delle condizioni meteorologiche favorevoli all’innesco di incendi estremi. L’Agenzia Onu per la protezione dell’ambiente nota che già oggi “la vegetazione che di solito non brucia (ad esempio, foreste pluviali, permafrost e paludi di torba) si secca e brucia”.

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Da qui l’allarme rosso per l’Artico. Una regione che viene tradizionalmente risparmiata dai roghi ma che negli ultimi anni è stata martoriata. L’impatto del cambiamento climatico sul comportamento degli incendi in futuro “è complesso”, spiega l’agenzia Onu, ma i modelli attuali suggeriscono che “alcune aree, come l’Artico, è molto probabile che sperimentino un aumento significativo delle combustioni entro la fine del secolo”. Se le emissioni continueranno al ritmo attuale, le altre aree più a rischio saranno le foreste tropicali dell’Indonesia e la parte meridionale dell’Amazzonia.

“Le attuali risposte dei governi agli incendi spesso incanalano il denaro nel posto sbagliato”, spiega Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep. “Dobbiamo ridurre al minimo il rischio di incendi estremi preparandoci meglio: investire di più nella riduzione del rischio di incendi, lavorare con le comunità locali e rafforzare l’impegno globale nella lotta al cambiamento climatico”.

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