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Il 2024 sarà l’anno peggiore per gli incendi in Amazzonia e Pantanal

Incendi Amazzonia e Pantanal: record, mai così tanti da 20 anni
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I dati del sistema UE Copernicus

Nei primi 9 mesi del 2024, roghi da record hanno devastato i due ecosistemi più importanti del Sudamerica. Gli incendi in Amazzonia e Pantanal hanno generato 183 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) fino al 19 settembre. Di cui 1/3 – 65 MtCO2 – solo negli ultimi 20 giorni. Si tratta di un livello altissimo, pari a quello registrato nel 2007, l’anno peggiore per i roghi nel continente.

Incendi Amazzonia e Pantanal, il 2024 sarà l’anno peggiore

Le cifre arrivano dal sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus. E certificano quello che rischia di diventare l’annus horribilis degli incendi in Amazzonia e Pantanal. Già l’Agenzia per la ricerca spaziale del Brasile (Inpe) aveva lanciato l’allarme nei giorni scorsi, parlando di oltre 95.000 roghi registrati solo in Amazzonia nel 2024 fino al 18 settembre, il doppio di quelli del 2023. Livelli di emissioni costantemente sopra la media. E una superficie forestale persa, solo ad agosto, più grande della Danimarca. Non solo: secondo l’Inpe, quest’anno metà degli incendi in Amazzonia e Pantanal hanno colpito foreste di lunga crescita, da cui dipende in modo particolare la resilienza di questi ecosistemi.

Per Copernicus, che misura le emissioni da satellite, gli incendi sono concentrati soprattutto negli stati brasiliani di Amazonas e Mato Grosso do Sul, dove si trovano la maggior parte delle zone umide del Pantanal, la più grande savana del mondo. Qui le emissioni totali cumulative annuali stimate di CO2 sono le più alte nei 22 anni di serie storica. Anche in Bolivia è record con 76 MtCO2 (di cui 32 solo a settembre), visto che a metà settembre è già stato superato il totale annuale più alto mai registrato, che risale al 2010.

“Il verificarsi di questi incendi potrebbe essere considerato fuori dall’ordinario, anche considerando che luglio-settembre è il periodo in cui normalmente si verificano incendi nella regione”, spiega Copernicus. “Le temperature estremamente elevate che il Sud America ha sperimentato negli ultimi mesi, la siccità di lunga durata indicata dalla bassa umidità del suolo e altri fattori climatologici hanno probabilmente contribuito all’aumento notevole della portata delle emissioni di incendi, del fumo e degli impatti sulla qualità dell’aria”.

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