Le barriere coralline cercano di sopravvivere ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale aumentando la luminosità dei loro pigmenti
(Rinnovabili.it) – Che sia per attirare i raggi del sole in profondità o per proteggersi dai raggi UV in superficie, la fluorescenza è un meccanismo fondamentale per la sopravvivenza delle barriere coralline. Con le temperature degli oceani sempre più elevate, i coralli si stanno però sbiancando, perdendo le alghe necessarie alla loro sopravvivenza.
Pubblicato su Current Biology, un nuovo studio indaga un processo, finora quasi del tutto ignorato, che potrebbe essere inteso come un ultimo tentativo delle barriere coralline di sopravvivere. Alterando il colore dei loro pigmenti, i coralli potrebbero infatti cercare di attirare le alghe e, al contempo, proteggersi dalla luce del sole. Un fenomeno ricorrente nelle barriere coralline di tutto il mondo e associato proprio alle variazioni di temperatura.
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Come sottolineato da Jörg Wiedenmann, biologo marino dell’Università di Southampton, i coralli “hanno una grande capacità di reazione”, quindi “non sono totalmente condannati” dopo un evento di sbiancamento. La colorazione fluorescente analizzata fungerebbe in pratica da protezione solare, creando al contempo un ambiente più ospitale per le alghe, attirate dalle parti coralline con più pigmento.
Esponendo le colonie a un lento aumento della temperatura, i ricercatori hanno notato infatti che la quantità di alghe presenti nelle cellule dei coralli diminuiva fino a quasi scomparire. “Entro 2-3 settimane dall’esposizione a stress da calore lieve o temporaneo“ o di “stress da nutrienti”, come spiegano i ricercatori, ”i coralli sviluppano una colorazione estrema“. La luce ultravioletta dei raggi solari, il cui assorbimento da parte dei coralli è regolato proprio dalle alghe, avrebbe un ruolo importante nella produzione di questi pigmenti.
In ogni caso – chiariscono i ricercatori – se non diminuiremo le nostre emissioni di gas serra, questi ecosistemi scompariranno entro il 2100 in tutti i 29 siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO; e con essi verrà messa a serio rischio la biodiversità che ospitano e la stabilità delle 500 milioni di persone che, soprattutto nei paesi più poveri, dipendono dalle barriere coralline per lavoro o sopravvivenza.
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