Uno studio della Cornell University calcola l’impronta di carbonio del gas naturale liquefatto includendo tutte le fasi di produzione, processing, liquefazione e trasporto: generano metà delle emissioni totali
Ha fama di essere la fonte fossile meno inquinante. E per questo è candidato a diventare la fonte di energia su cui puntare per una transizione armonica e ordinata. Ma il gas fossile non è (sempre) meno impattante sul clima di petrolio e carbone. Dipende molto dove viene prodotto e come. E una differenza cruciale la fa il modo di calcolarne l’impatto climatico. Se si considera il gas naturale liquefatto prodotto ed esportato dagli Stati Uniti, l’impronta di carbonio del GNL è il 33% più alta di quella del carbone. 160 grammi di CO2 equivalente al mega Joule (gCO2eq/MJ) rispetto a 120.
Calcolare l’impronta di carbonio del GNL
È la conclusione a cui arriva uno studio della Cornell University. Quali sono i parametri considerati dagli autori? Oltre alle emissioni generate una volta bruciato, i ricercatori quantificano anche quelle associate all’estrazione di gas fossile, al processing, al trasporto e allo stoccaggio. Insieme, queste fasi generano circa metà dell’impronta di carbonio del GNL.
Il bilancio rende il GNL peggiore del carbone soprattutto per due motivi. Il primo dipende dalla materia prima. La maggior parte del gas che viene liquefatto per l’export, negli Stati Uniti, è shale gas da Texas e Luisiana, la cui impronta è superiore. Poi c’è il processo di liquefazione per il trasporto, ad alta intensità energetica perché richiede il raffreddamento a -160°C. In questa fase viene disperso metano: l’8,8% delle emissioni totali è generato in questo passaggio. Il trasporto è un’altra voce pesante sull’impronta complessiva del GNL, variando tra il 3,9 e l’8,1% a seconda del tipo di nave.
“Quasi tutte le emissioni di metano si verificano a monte quando si estrae lo shale gas e lo si liquefa”, spiega Robert Howarth, prima firma dello studio. “Tutto questo viene amplificato solo per immettere sul mercato il gas naturale liquefatto. Quindi il GNL avrà sempre un impatto climatico maggiore rispetto al gas naturale”, aggiunge.
Calcolando l’impronta di carbonio del GNL sui primi 20 anni di permanenza in atmosfera, questa è il 33% più grande di quella del carbone. Ma anche su una scala temporale di 100 anni, che “diluisce” il peso delle emissioni di metano, l’impronta di carbonio è uguale o comunque appena superiore al carbone. Il metano ha un potere climalterante pari a 82,5 volte quella della CO2 nei primi 2 decenni di permanenza in atmosfera. La molecola di CH4 è meno persistente di quella di CO2, per cui su un periodo di 100 anni il potere climalterante del metano scende a 28 volte quello dell’anidride carbonica.