Rinnovabili • Impatto economico crisi climatica: 1°C in più cancella il 12% del pil Rinnovabili • Impatto economico crisi climatica: 1°C in più cancella il 12% del pil

L’impatto economico della crisi climatica sarà 6 volte più alto di quanto pensiamo

Usando un nuovo approccio per calcolare i danni provocati dalla crisi climatica, soprattutto attraverso gli eventi estremi, uno studio del National Bureau of Economic Research afferma che l’impatto del riscaldamento globale è un ordine di grandezza in più rispetto alle stime più accreditate oggi

Impatto economico crisi climatica: 1°C in più cancella il 12% del pil
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Gli studi attuali prevedono un impatto economico della crisi climatica dell’1-2% del pil per ogni +1°C

Finora abbiamo sottostimato i danni che l’aumento delle temperature possono causare alle nostre società. E di un intero ordine di grandezza. La maggior parte degli studi prevede che a ogni aumento di 1°C della temperatura corrisponda una contrazione del pil di circa 1-2 punti percentuali. Una ricerca del National Bureau of Economic Research sull’impatto economico della crisi climatica sostiene che il valore più attendibile sia invece un calo del 12%.

Ripensare l’impatto economico della crisi climatica

Perché questa differenza enorme? Alla base c’è un cambiamento radicale nell’impostazione di come calcolare l’impatto economico della crisi climatica. Per stimare gli effetti sul pil, gli studi condotti finora usano le variazioni di temperatura a livello nazionale. È un approccio granulare pensato per catturare alcuni fenomeni. Ad esempio, gli effetti delle ondate di caldo, che possono variare – molto – anche a poche centinaia di chilometri di distanza per diversi fattori.

Ma questo approccio non riesce a dare conto di un aspetto fondamentale della crisi climatica, sostiene lo studio del NBER. Il sistema climatico terrestre risponde in modo non lineare e globale ai cambiamenti. Anche, e soprattutto, per quanto riguarda gli eventi climatici estremi, i fenomeni da cui dipende la maggior parte dell’impatto economico della crisi climatica.

Per riflettere questo aspetto, gli autori usano una metodologia molto diversa da quella tradizionale, che si basa sulle anomalie di temperatura globali come proxy per l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, integrando sia gli aspetti antropici che quelli attinenti alla variabilità naturale del clima della Terra. A partire da qui, propongono poi delle proiezioni sugli effetti a livello nazionale e locale.

Il risultato? Ogni grado in più può cancellare il 12% del pil, in media. Se rimaniamo su una traiettoria di riscaldamento globale come quella attuale, entro fine secolo avremo una perdita, in termini di benessere, del 31% rispetto a oggi. Includendo anche altre variabili, la conclusione è che l’impatto economico della crisi climatica è 6 volte più grande di quanto pensato finora.

Sulla base di questi dati, lo studio calcola poi il “vero” costo sociale del carbonio, cioè il costo che dovrebbe essere associato a ogni tonnellata di CO2 che emettiamo per compensare gli impatti negativi che genera. Anche qui, la differenza è di un ordine di grandezza a seconda dell’approccio usato per stimare l’impatto economico. Usare le temperature locali porta a valori intorno ai 150 dollari a tonnellata di CO2, mentre l’approccio adottato nello studio indica 1.056 $/tCO2. La conseguenza? Mitigazione e adattamento sono ben più convenienti, e per più tipi di economie, di quanto si pensi adesso. “La politica unilaterale di decarbonizzazione è economicamente vantaggiosa per i grandi paesi come gli Stati Uniti”, conclude lo studio.

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