Uno studio del Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’INAIL calcola l’impatto della crisi climatica sul tasso di incidenti sul lavoro, soprattutto per quanto riguarda le temperature estreme. Durante le ondate di calore la produttività cala del 6,5% in media. Gli infortuni aggiuntivi costano 50 mln euro l’anno
Ogni anno, le temperature estreme – soprattutto il caldo eccezionale – provocano oltre 4.000 incidenti durante l’orario di lavoro in Italia. Tra il 2014 e il 2019 si stima che gli infortuni dovuti solo al caldo estremo siano almeno 25.000. Oltre agli aspetti sanitari, l’impatto dei cambiamenti climatici sugli infortuni sul lavoro si fa sentire anche a livello economico. La produttività diminuisce in media del 6,5%, con punte dell’80% in condizioni di forte sforzo fisico. Mentre i costi per infortuni legati al caldo ammontano a circa 49 milioni di euro all’anno.
Capire l’impatto dei cambiamenti climatici sugli infortuni sul lavoro
Sono i risultati di uno studio condotto dal CNR e dall’INAIL e pubblicato di recente su Environmental Research, in cui gli autori analizzano come cambia la sicurezza sul lavoro e il rischio di infortuni con l’aggravarsi della crisi climatica.
Il cambiamento climatico ha un impatto diretto sulla salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare per chi svolge attività all’aperto. L’aumento delle temperature e le ondate di calore compromettono le condizioni fisiche e cognitive. Mentre lavorare in condizioni estreme aumenta il rischio di errori, incidenti e malattie professionali. L’interazione tra caldo, inquinanti e radiazioni solari può amplificare i rischi per la salute.
“La combinazione di fattori come sudorazione delle mani, temperatura elevata delle superfici e condizioni di visibilità deteriorate possono favorire scivolamenti, cadute, collisioni. L’affaticamento e la disidratazione possono compromettere sia la stabilità posturale sia la concentrazione”, spiegano gli autori.
Quali sono i lavoratori e i settori più a rischio? I più colpiti, secondo lo studio, sono i settori dell’agricoltura, dell’edilizia e della logistica. Tutti ambiti dove l’esposizione al caldo è intensa e prolungata e dove sono frequenti gli sforzi fisici elevati.
Prevenzione e adattamento, quali sono le priorità?
La prevenzione e l’adattamento a queste nuove condizioni sono fondamentali per garantire la sicurezza dei lavoratori, la sostenibilità economica delle imprese, e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sugli infortuni sul lavoro.
Le priorità? Secondo CNR e INAIL bisogna puntare soprattutto su:
- Formazione di lavoratori e datori di lavoro su idratazione, abbigliamento adeguato e gestione dei turni.
- Aree ombreggiate e pause regolari per ridurre il rischio di colpi di calore.
- Sistemi previsionali di allerta per prevedere situazioni critiche e adeguare le attività lavorative.
- Soluzioni tecnologiche innovative, come indumenti refrigeranti e dispositivi di monitoraggio dello stress termico.
- Riorganizzazione del lavoro, con turni più flessibili nelle ore più fresche della giornata.