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Il più grosso problema del mondo? Siamo noi

Il più grosso problema del mondo? Siamo noi
Foto di Melissa Bradley su Unsplash

“L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente“, così esordiva Il 20 marzo scorso Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, pronunciando un breve ma pesantissimo discorso.

Non si riferiva né alle guerre, né alla povertà, né alle migrazioni, che pure sono problemi globali colossali, che continuamente impegnano le prime pagine dei giornali. Il discorso di Guterres scaturiva invece dalla lettura di un breve testo intitolato “Rapporto di Sintesi AR6“, appena redatto dagli scienziati del clima di tutto il mondo. La sigla AR6 sta per Sesto rapporto di valutazione, un colossale lavoro di analisi della letteratura climatologica reso disponibile in tre volumi tra 2021 e 2022 e redatto da centinaia di scienziati appartenenti al comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), organismo che produce dal 1987 questi voluminosi rapporti.

Il “Rapporto di sintesi” condensa in poche righe i messaggi principali contenuti nelle migliaia di pagine che costituiscono il rapporto AR6 completo. Sul sito di Ipcc nella presentazione del nuovo Rapporto leggiamo che “una urgente azione climatica può assicurare un futuro vivibile per tutti”, affermazione apparentemente rassicurante, che però nasconde un pericolo davvero inquietante, ovvero che in mancanza di una effettiva “urgente azione climatica” il futuro ci riservi un disastro irreversibile.

Guterres ha usato un linguaggio molto più diretto, citando una vera e propria “bomba climatica” da disinnescare, e spiegando che abbiamo pochissimo tempo per impedire che scoppi. Abbiamo visto questa scena in tanti film, la bomba è innescata, i secondi passano, manca un momento allo scoppio, ma l’eroe è lì, con la pinza in mano, e taglia il filo che spegne l’ordigno un momento prima che accada l’irreparabile.

In questo caso la bomba è globale, consiste nell’intero sistema climatico del pianeta, messo in crisi dalle enormi emissioni umane di carbonio fossile, emissioni che devono essere rapidamente ridotte, addirittura dimezzate in sette anni, se non vogliamo che le temperature “esplodano” oltre il limite ritenuto gestibile.

Questo limite è stato citato molte volte, ed è un incremento massimo di +1,5 gradi rispetto alle temperature che avevamo fino a fine Ottocento. Il limite era al centro dell’Accordo sul clima di Parigi (2015) ed è oggetto di uno specifico rapporto presentato da Ipcc nel 2018.

Molti scienziati temono che il limite venga superato, ed effettivamente se non viene messa in campo “una urgente azione climatica” le conseguenze potrebbero essere devastanti e irreversibili. Già oggi il clima globale si è riscaldato di oltre un grado in poco più di un secolo, ma ricordiamo che nel Mediterraneo, e in Italia in particolare, questa cifra è stata ampiamente superata, e di conseguenza assistiamo sgomenti a fenomeni imponenti come l’assenza delle nevi sulle Alpi, il crollo dei ghiacciai, la scarsità delle piogge in ampie zone del paese, e la trasformazione del grande fiume Po in un rigagnolo fangoso.

Se il riscaldamento dovesse proseguire è facile prevedere la desertificazione di ampie zone agricole del nostro paese oggi considerate fertilissime ma già minacciate dalla siccità e da altri fenomeni estremi, come le ondate di calore e le tempeste sempre più intense e concentrate.

Tornando alla bomba e alla pinza, rispetto ai film il disinnesco è più complicato e Ipcc in effetti scrive che “le emissioni devono diminuire subito e devono dimezzarsi entro il 2030, se vogliamo limitare il riscaldamento a 1,5 gradi”. In pratica un’inversione a U sull’autostrada fossile che ha portato il mondo ai rischi attuali.

Le soluzioni alla crisi climatica sono tutt’altro che banali e Guterres stesso ha pronunciato alcune frasi talmente pesanti che praticamente nessun media italiano le ha riportate nella loro interezza. Eccone alcune: i leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere emissioni zero nette il più vicino possibile al 2040; nello specifico … si devono dismettere tutte le licenze o il finanziamento di nuovo petrolio e gas, in linea con le conclusioni dell’Agenzia internazionale per l’energia; si deve fermare qualsiasi espansione delle riserve esistenti di petrolio e gas; bisogna spostare i sussidi dai combustibili fossili a un’equa transizione energetica.

In Italia i nostri governanti, invece di muoversi con decisione lungo la strada indicata dagli scienziati Onu, col decreto aiuti quater dello scorso gennaio hanno purtroppo riaperto le prospettive di perforazione in mare alla ricerca dello scarso metano italiano suscitando grande inquietudine tra le popolazioni del Polesine, che in passato hanno visto i propri terreni sprofondare di metri a causa dell’estrazione di acque metanifere.

Inoltre gli stessi governanti, evidentemente ignari delle emissioni causate dai motori a scoppio, si sono opposti con veemenza alle scelte europee in merito ai motori elettrici, e convinti che le abitazioni energivore non siano un problema, hanno disattivato quasi del tutto gli incentivi per la ristrutturazione delle case, mentre girano il mondo da mesi a caccia di altro gas.

Il discorso di Guterres evidentemente, ammesso che l’abbiano ascoltato, non l’hanno capito proprio…

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