Un rapporto del Max Planck Institute for Chemistry e dal Climate and Atmosphere Research Center del Cyprus Institute fa il punto sulla crisi climatica in Medio Oriente e nel settore est del Mare Nostrum
Nella regione hotspot di riscaldamento globale vivono 400 mln di persone
(Rinnovabili.it) – La COP27 di Sharm el-Sheikh si terrà in una regione condannata a riscaldarsi di ben 5°C entro la fine di questo secolo – il doppio della media globale – se il mondo non devia dalla traiettoria attuale di emissioni di gas serra. L’Egitto, insieme ai paesi del Medio Oriente e a quelli affacciati sul Mediterraneo orientale, è nel cuore di uno dei principali hotspot di riscaldamento globale.
Dove la crisi climatica avrà un impatto molto più devastante che altrove. I 400 milioni di persone che vivono in questo quadrante dovranno fare i conti con ondate di calore “senza precedenti” e capaci di “creare disturbi all’ordine sociale”. Siccità più pesanti e lunghe. Un numero più elevato di tempeste di sabbia. Carenza di precipitazioni che comprometteranno la sicurezza idrica e alimentare. Lo afferma un rapporto curato dal Max Planck Institute for Chemistry e dal Climate and Atmosphere Research Center del Cyprus Institute.
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L’aumento del livello dei mari nella regione è simile alla media globale, ma sono molti i paesi che non sono preparati per questa sfida. “Questo comporterebbe gravi problemi per le infrastrutture costiere e l’agricoltura e potrebbe portare alla salinizzazione delle falde acquifere costiere, compreso il Delta del Nilo, densamente popolato e coltivato”, spiega George Zittis, prima firma dello studio.
Previsioni che si basano su una valutazione aggiornata e completa dei dati di misurazione e delle più recenti analisi climatiche. Il rapporto identifica la regione come un hotspot riscaldamento globale e segnala che sta rapidamente superando l’Unione Europea come fonte di gas serra, diventando una dei principali inquinatori a livello globale.
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Agire per evitare questo scenario è ancora possibile. Anche se il global warming corre più veloce nella regione che altrove, rispettare i principali obiettivi del Paris agreement stabilizzerebbe la temperatura attorno ai 2°C. Ma per riuscirci, serve cooperazione tra i paesi dell’area. “Poiché molti degli effetti regionali del cambiamento climatico sono transfrontalieri, è indispensabile una maggiore collaborazione tra i Paesi per far fronte agli impatti negativi previsti. La necessità di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi è diventata più importante che mai”, spiega Jos Lelieveld del Max Planck Institute.