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“Giudizio Universale”, Italia alla sbarra per l’inazione climatica

Duecento associazioni e cittadini fanno causa allo Stato chiedendo azioni concrete per contrastare l’emergenza climatica

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Al via il primo contenzioso climatico contro lo Stato italiano 

(Rinnovabili.it) – Dopo la Francia potrebbe essere l’Italia a dover rispondere delle sue politiche sul clima in tribunale. A intentare causa, centinaia di italiani che hanno aderito alla campagna Giudizio Universale. L’iniziativa, lanciata nel 2019 e coordinata dall’Associazione A Sud, nasceva con lo scopo di fare pressing sulle autorità nazionali affinché tenessero fede alle proprie responsabilità nei confronti del cambiamento climatico. Un vero e proprio movimento per la giustizia climatica composto da cittadini, studenti, ambientalisti, scienziati, avvocati, comitati di ricerca e presidi territoriali.

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Ma gli appelli non sempre bastano e, sulla scia di quanto sta accadendo in diversi Paesi, la campagna passa oggi alle vie legali citando in giudizio lo Stato italiano per la sua inazione. L’atto di citazione sarà divulgato il 5 giugno in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, successivamente al deposito presso il Tribunale. La crisi climatica – si legge sul sito di Giudizio Universale – “sta già influenzando le nostre vite e non risparmierà nessuno. Tutti i governi italiani hanno rinviato decisioni coraggiose per prevenire il disastro […] Questa intollerabile inazione ci spinge a confrontarci con lo Stato e le sue responsabilità”. I ben 200 ricorrenti opereranno nella veste di “difensori dei diritti umani”, assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari esperti di diritto ambientale e climatico.

La premessa alla base della causa è che le attuali evidenze scientifiche in tema di riscaldamento globale e climate change costituiscano un vincolo per le nazioni difficilmente ignorabile. E allo stesso tempo offrano una cartina tornasole per verificare degli impegni profusi.

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“Pertanto se lo Stato si discosta da tempi, limiti e modalità stabiliti a livello internazionale e suffragati dalla scienza condivisa, deve dimostrare di agire sulla base di proprie evidenze scientificamente accessibili e verificabili, in grado di rassicurare i cittadini sul buon esito delle sue decisioni […] Chiederemo allo Stato Italiano di attuare misure più stringenti per rispondere ai cambiamenti climatici e invertire il processo: se non ci pensiamo noi, nessuno lo farà al posto nostro”.