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Giornata meteorologica mondiale: per salvare il clima guardiamo gli oceani

Il cambiamento climatico continua a colpire duramente gli oceani. L'Organizzazione meteorologica mondiale chiede di riavviare immediatamente i servizi di sorveglianza e allarme, interrotti dalla pandemia Covid-19, al fine di proteggere le comunità marittime e costiere

Giornata meteorologica mondiale
Foto di Michelle Raponi da Pixabay 

Il 23 marzo l’ONU celebra la Giornata meteorologica mondiale

(Rinnovabili.it) – Quando si parla di meteo e clima, il pensiero corre subito a ciò sta accadendo nell’atmosfera. Ma se ignoriamo gli oceani, perdiamo una parte importante del quadro. Questo il messaggio che l’ONU vuole veicolare in occasione della Giornata meteorologica mondiale 2021. L’evento si celebra ogni anno il 23 marzo per commemorare l’entrata in vigore (nel 1950) della convenzione che ha creato l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) delle Nazioni Unite. Ma non si tratta solo un momento di festa. La Giornata meteorologica mondiale ha anche il compito di portare alla luce i legami inestricabili che influiscono sul clima globale. Per l’edizione 2021, l’OMM ha scelto il tema “l’oceano, il nostro clima e il tempo” chiedendo a tutti di abbassare, per un momento, lo sguardo dal cielo al mare.

Gli oceani fungono da termostato terrestre. Assorbono e trasformano una parte significativa della radiazione solare che colpisce la superficie, fornendo calore e vapore acqueo all’atmosfera. Enormi correnti oceaniche orizzontali e verticali formano e fanno circolare questo calore intorno al pianeta, spesso per migliaia di chilometri, plasmando così il tempo e il clima su scala globale e locale. Oltre ovviamente a costituire un’essenziale fonte alimentare e di entrate economiche.

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Tuttavia, oggi, gli effetti delle attività umane ne stanno alterando gli equilibri, storcendo persino il rapporto con l’atmosfera. “Il calore degli oceani è a livelli record a causa delle emissioni di gas serra. E l’acidificazione delle acque non accenna a diminuire”, ha spiegato ha detto il Segretario Generale dell’OMM, Petteri Taalas in apertura della Giornata meteorologica mondiale. “Questo impatto si farà sentire per centinaia di anni perché l’oceano ha una lunga memoria”.

Tra pericoli attuali e futuri

Le temperature più alte stanno fondendo il ghiaccio dei poli con profonde ripercussioni per il resto del globo. Nel 2020, il minimo annuale del ghiaccio marino artico è stato tra i più bassi mai registrati, esponendo le comunità polari a inondazioni costiere anormali e mettendo a rischio pesca e navigazione. Secondo l’agenzia, il livello del mare è aumentato di circa 15 centimetri nel corso del ventesimo secolo, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, dell’espansione dell’acqua marina più calda e dei contributi delle antiche calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Le proiezioni mostrano che l’innalzamento potrebbe essere dell’ordine di 30-60 centimetri entro il 2100, anche riducendo notevolmente le emissioni di gas serra.

“Circa il 40% della popolazione mondiale vive entro 100 chilometri dalla costa. Abbiamo urgente bisogno di proteggere le comunità dai pericoli costieri, come onde, mareggiate e innalzamento del livello del mare attraverso sistemi di allerta e previsione ‘multi-pericolo'”, ha aggiunto Taalas. 

L’importanza delle tecnologie di previsione ed allarme

Nonostante gli ultimi progressi tecnologici sul fronte del monitoraggio oceanico, l’agenzia delle Nazioni Unite ha messo in guardia dalle “principali lacune geografiche e di ricerca” che ancora persistono nel campo delle previsioni e servizi. La crisi del Covid-19 ha peggiorato la situazione quando nel marzo 2020 i governi e le istituzioni oceanografiche hanno richiamato quasi tutte le navi di ricerca. “È stata anche ridotta la capacità delle navi commerciali di fornire importanti osservazioni sull’oceano e sulle condizioni meteorologiche”, ha spiegato l’OMM. Non è stato, ad esempio, possibile mantenere le boe oceaniche e altri sistemi offshore, portando in alcuni casi ad un guasto prematuro.

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A preoccupare è anche il potenziale aumento del traffico marittimo in risposta alla perdita del ghiaccio marino. A differenza degli eventi meteorologici estremi di durata relativamente breve, quest’ultimo fenomeno rappresenta una minaccia costante e spesso nascosta. “Meno ghiaccio non significa un minor pericolo e le conseguenze di un grave incidente nelle acque artiche sarebbero devastanti per l’ambiente”.