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Dove il ghiaccio artico non si scioglie mai c’è un buco grande 3 volte Roma

Nel 2020 una enorme polinia si è formata nella Last Ice Area, una regione grande 1 mln di km2 a nord della Groenlandia dove la calotta è spessa anche 5 metri e il ghiaccio è di accumulo pluriennale: la zona considerata più resistente al cambiamento climatico

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Foto di Leonhard Niederwimmer da Pixabay

Il buco nel ghiaccio artico misura 3.000 km2

(Rinnovabili.it) – Anche là dove il ghiaccio artico è più spesso e vecchio, il Polo Nord dà segni preoccupanti di cedimento. Succede in una regione di 1 mln di km2 che gli scienziati chiamano Last Ice Area, cioè l’area dove la calotta si scioglierà per ultima, e si trova a nord della Groenlandia e dell’isola canadese di Ellesmere. Qui nel maggio 2020 si è formata una polinia, cioè un “buco” nella distesa ghiacciata, grande quasi 3 volte la città di Roma.

Le polinie sono fenomeni temporanei e abbastanza frequenti ai Poli. Quello che preoccupa gli scienziati è il luogo dove si è formata: di solito appare là dove la calotta è sottile, ma questa volta si è formata in un’area in cui il ghiaccio artico raggiunge lo spessore di 5 metri e deriva da accumulo pluriennale, cioè non si scioglie mai nemmeno al picco dell’estate artica.

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Secondo uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, la polinia nella Last Ice Area si è formata con condizioni di vento estremo e un persistente anticiclone, oppure, secondo un’altra ipotesi, durante una tempesta in condizioni di alta pressione con forti venti che ruotano in senso orario. La ricerca ha anche confermato che non è la prima volta che questo fenomeno si verifica nell’area. Ci sono due precedenti che risalgono al 2004 e al 1988, hanno scoperto gli autori dello studio analizzando le immagini satellitari. Semplicemente, nessuno li aveva mai notati prima.

Nel breve periodo, le polinie favoriscono l’ecosistema artico: la comparsa dell’acqua richiama gli animali. Ma favoriscono anche l’assottigliamento del ghiaccio artico. “Man mano che il ghiaccio si assottiglia, è più facile che queste polinie si creino” in condizioni anche meno estreme, ragion per cui “queste polinie possono diventare più comuni, o diventare più grandi, di quanto non fossero in passato”, spiegano gli autori dello studio.

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(lm)

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