Nuovi dati dell’agenzia scientifica CSIRO registrano una fusione accelerata a causa dell’afflusso di acqua “calda” (-0,16°C) verso la base del canyon su cui poggia il ghiacciaio. Se si sciogliesse del tutto, l’aumento del livello globale dei mari arriverebbe a un metro e mezzo
Il ghiacciaio Denman perde circa 70 Gt l’anno
(Rinnovabili.it) – L’acqua di mare più calda potrebbe destabilizzare il ghiacciaio Denman, nell’Antartide orientale: la sua banchisa si scioglie al ritmo di oltre 70 miliardi di tonnellate l’anno. Negli ultimi decenni la fusione ha accelerato e si registra un arretramento della linea di terra in quello che è il canyon ghiacciato più profondo al mondo. La gola di Denman, infatti, raggiunge i 3500 metri sotto il livello del mare, tutti occupati da ghiaccio. È proprio la pendenza del canyon a rendere potenzialmente instabile il ghiacciaio.
Già nel 2020 era arrivato un allarme da parte della comunità scientifica. I dati satellitari, raccolti grazie al sistema COSMO SkyMed, avevano permesso di stimare il volume di ghiaccio perso in 270 miliardi di tonnellate tra 1996 e 2018. Nello stesso periodo, la linea di terra si è ritirata di 5-6 km. I nuovi dati, raccolti dall’agenzia australiana CSIRO, dipingono un quadro ancora più fosco.
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“Il flusso di calore oceanico verso la cavità della banchisa è un fattore critico che determina la suscettibilità del ghiacciaio a un ritiro instabile”, scrivono gli scienziati nello studio apparso su Geophysical Research Letters. E questo flusso arriva anche nell’Antartide orientale, dove l’acqua profonda circumpolare è calda fino a -0,16°C. In particolare, quest’acqua “raggiunge una profonda depressione che si estende sotto la lingua di ghiaccio di Denman”. Secondo i calcoli del team, il trasporto di calore dall’oceano si aggira sugli 0,77 TW (con un margine d’errore di ± 0,35 TW) ed è quindi sufficiente per innescare alti tassi di fusione basale nell’ordine di 70,8 Gt l’anno, con un margine d’errore di ± 31,5 Gt.
“Questi risultati suggeriscono che il ghiacciaio Denman è potenzialmente a rischio di ritiro instabile innescato dal trasporto di acqua calda verso la cavità della piattaforma di ghiaccio”, concludono gli autori dello studio. Se ciò si verificasse, e quindi il ghiacciaio si avviasse verso una completa fusione, il livello globale dei mari si alzerebbe complessivamente di 1,5 metri.
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