Lo studio condotto da Comitato Glaciologico Italiano e Greenpeace
(Rinnovabili.it) – Dopo l’annus horribilis nel 2022, i ghiacciai italiani hanno continuato a soffrire e ritirarsi molto più rapidamente della norma anche quest’anno. Ondate di calore eccezionali, temperature elevate per lunghi periodi anche ad alta quota, zero termico sopra i 5.000 metri per settimane: sono questi i protagonisti dell’estate 2023 che hanno accelerato nuovamente la fusione delle masse glaciali sulle Alpi.
Lo afferma uno studio condotto dal Comitato Glaciologico Italiano insieme a Greenpeace che si concentra su due dei più estesi ghiacciai italiani: quello dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, e quello del Miage, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.
Lo stato di salute dei ghiacciai italiani
Secondo diversi studi, negli ultimi 100 anni i ghiacciai delle Alpi hanno perso oltre il 50% della loro estensione con una tendenza chiara all’accelerazione. Il 70% della fusione è concentrata negli ultimi 30 anni e le rilevazioni dicono che da 15 anni a questa parte il ritmo ha accelerato ulteriormente. Il biennio 2022-23 lo dimostra in modo inoppugnabile.
Sul ghiacciaio dei Forni, quest’estate, è stata registrata una fusione del 15% superiore a quella media degli anni precedenti. Sono spariti 9 cm di spessore al giorno durante il periodo più caldo, l’ondata di calore di metà agosto, quando lo zero termico è rimasto per più giorni sopra i 5.000 metri, innescando la fusione sull’intero corpo glaciale e impedendo il ricongelamento durante le ore notturne. La fusione media sul ghiacciaio lungo tutta l’estate, a seconda della presenza o meno di detriti, varia da 6,5 a 7,6 cm/giorno.
“Un incremento così importante unito alla frammentazione del ghiacciaio, all’aumento delle finestre rocciose emergenti e della copertura detritica sopraglaciale suggerisce che entro il prossimo decennio il ghiacciaio possa radicalmente modificarsi arrivando a perdere la continuità della lingua ablativa con il corpo centrale”, sottolinea il rapporto.
Anche il Ghiacciaio del Miage è in forte sofferenza per le temperature sempre più estreme: dal 2008 al 2022 ha perso 100 miliardi di litri di acqua, corrispondenti a 40 mila piscine olimpioniche. Nel periodo 2018-2023 solo l’area del lago ha perso 1,1 miliardi di litri di acqua, con oltre un terzo delle perdite complessive registrato nell’ultimo anno.
“Venivamo dall’estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione migliore per i nostri ghiacciai, ma purtroppo la situazione sta solo peggiorando”, commenta il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del CGI.
Secondo uno studio pubblicato nel 2019, i ghiacciai alpini potrebbero perdere fino al 90% della loro massa entro il 2100. In uno scenario emissivo ottimistico (RCP2.6), alla fine del secolo resterebbe il 36% della massa glaciale presente nel 2017, mentre in uno scenario ad alte emissioni sulla traiettoria per superare 4°C di riscaldamento globale la perdita di massa arriverebbe al 94%.