Rinnovabili •

Nel 2023 continua il record di fusione dei ghiacciai italiani

Sul ghiacciaio dei Forni, uno dei più estesi sul versante sud delle Alpi, i mesi estivi hanno fatto sparire in media 6,5-7,6 cm/giorno di ghiaccio. Con punte di 9 cm durante l’intensa ondata di caldo di metà agosto, quando lo zero termico è rimasto per giorni stabilmente sopra i 5.000 metri

Di Vanderlei Bissiato, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59628791

Lo studio condotto da Comitato Glaciologico Italiano e Greenpeace

(Rinnovabili.it) – Dopo l’annus horribilis nel 2022, i ghiacciai italiani hanno continuato a soffrire e ritirarsi molto più rapidamente della norma anche quest’anno. Ondate di calore eccezionali, temperature elevate per lunghi periodi anche ad alta quota, zero termico sopra i 5.000 metri per settimane: sono questi i protagonisti dell’estate 2023 che hanno accelerato nuovamente la fusione delle masse glaciali sulle Alpi.

Lo afferma uno studio condotto dal Comitato Glaciologico Italiano insieme a Greenpeace che si concentra su due dei più estesi ghiacciai italiani: quello dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, e quello del Miage, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.

Lo stato di salute dei ghiacciai italiani

Secondo diversi studi, negli ultimi 100 anni i ghiacciai delle Alpi hanno perso oltre il 50% della loro estensione con una tendenza chiara all’accelerazione. Il 70% della fusione è concentrata negli ultimi 30 anni e le rilevazioni dicono che da 15 anni a questa parte il ritmo ha accelerato ulteriormente. Il biennio 2022-23 lo dimostra in modo inoppugnabile.

Sul ghiacciaio dei Forni, quest’estate, è stata registrata una fusione del 15% superiore a quella media degli anni precedenti. Sono spariti 9 cm di spessore al giorno durante il periodo più caldo, l’ondata di calore di metà agosto, quando lo zero termico è rimasto per più giorni sopra i 5.000 metri, innescando la fusione sull’intero corpo glaciale e impedendo il ricongelamento durante le ore notturne. La fusione media sul ghiacciaio lungo tutta l’estate, a seconda della presenza o meno di detriti, varia da 6,5 a 7,6 cm/giorno.

“Un incremento così importante unito alla frammentazione del ghiacciaio, all’aumento delle finestre rocciose emergenti e della copertura detritica sopraglaciale suggerisce che entro il prossimo decennio il ghiacciaio possa radicalmente modificarsi arrivando a perdere la continuità della lingua ablativa con il corpo centrale”, sottolinea il rapporto.

Anche il Ghiacciaio del Miage è in forte sofferenza per le temperature sempre più estreme: dal 2008 al 2022 ha perso 100 miliardi di litri di acqua, corrispondenti a 40 mila piscine olimpioniche. Nel periodo 2018-2023 solo l’area del lago ha perso 1,1 miliardi di litri di acqua, con oltre un terzo delle perdite complessive registrato nell’ultimo anno.

“Venivamo dall’estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione migliore per i nostri ghiacciai, ma purtroppo la situazione sta solo peggiorando”, commenta il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del CGI.

Secondo uno studio pubblicato nel 2019i ghiacciai alpini potrebbero perdere fino al 90% della loro massa entro il 2100. In uno scenario emissivo ottimistico (RCP2.6), alla fine del secolo resterebbe il 36% della massa glaciale presente nel 2017, mentre in uno scenario ad alte emissioni sulla traiettoria per superare 4°C di riscaldamento globale la perdita di massa arriverebbe al 94%.